Digressione XVI

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Digressione XVI

Le trombe apocalittiche(1)

Sulla serie delle trombe apocalittiche. (Riferimento: I-2.3, sez. 1,
nonché passim tra i capitoli)

Come abbiamo potuto constatare più volte, le trombe apocalittiche hanno una parte rilevante per lo sviluppo delle vicende dell’abbazia. È bene perciò fare un’esposizione esplicita di questi legami particolari. Si tratta più precisamente di collegare certa tromba con la morte di certa persona dell’abbazia. Nelle sue indagini Guglielmo è arrivato a stabilire legami fra le prime cinque trombe e altrettanti avvenimenti fatali all’abbazia, e cioè:  tromba 1:  la morte di Adelmo;  tromba 2:  la morte di Venanzio;  tromba 3:  la morte di Berengario;  tromba 4:  la morte di Severino;  tromba 5:  la morte di Malachia. Ecco come conclude i suoi risultati:

A causa di una frase di Alinardo mi ero convinto che la serie dei delitti seguisse il ritmo delle sette trombe dell’Apocalisse. La grandine per Adelmo, ed era un suicidio. Il sangue per Venanzio, ed era stata una idea bizzarra di Berengario; l’acqua per Berengario stesso, ed era stato un fatto causale; la terza parte del cielo per Severino, e Malachia aveva colpito con la sfera armillare perché era l’unica cosa che si era trovato sottomano. Infine gli scorpioni per Malachia... (Nome, p. 473)(2)
Esaminando questa conclusione di Guglielmo sui legami fra tromba e suo corrispondente avvenimento fatale all’abbazia, troviamo che lui ha coniato il pensiero secondo la seguente formula: "qualcosa associato alla rispettiva tromba per una determinata persona morta". Applicando tale formula sui legami definiti vediamo in esplicito i nessi del suo ragionamento:

Tromba 1:  la grandine per Adelmo
Et primus angelus tuba cecinit, et factum est grando, et ignis, mista in sanguine (Ap., 8:7)

Tromba 2:  il sangue per Venanzio
Et secundus angelus tuba cecinit: et tanquam mons magnus igne ardens missus est in mare, et facta est tertia pars maris sanguis (8:8)

Tromba 3:  l’acqua per Berengario
Et tertius angelus tuba cecinit, et cecidit de caelo stella magna, ardens tanquam facula, et cecidit in tertiam partem fluminum et in fontes aquarum: et nomen stellae dicitur Absinthium, et facta est tertia pars aquarum in absinthium; et multi hominum mortui sunt de aquis, quia amarae factae sunt (8:10-11)

Tromba 4:  la terza parte del cielo per Severino
Et quartus angelus tuba cecinit: et percussa est tertia pars solis, et tertia pars lunae, et tertia pars stellarum, ita ut obscuraretur tertia pars eorum (8:12)

Tromba 5:  gli scorpioni per Malachia
Et quintus angelus tuba cecinit: et vidi stellam de caelo cecidisse in terram et data est ei clavis putei abyssi. Et aperuit puteum abyssi: et ascendit fumus putei ... et obscuratus est sol, et aer de fumo putei; et de fumo putei exierunt locustae in terram, et data est illis potestas, sicut habent potestatem scorpiones terrae (9:1-3)

Ma le trombe erano sette. Ne mancano insomma due perché si possa dire che la serie delle trombe apocalittiche sia consumata dal punto di vista di morti avvenute secondo la formula di Guglielmo. Lui stesso teme infatti che dopo la morte di Malachia possa accadere un’altra morte che sia in qualche modo collegata alla sesta tromba (sebbene non creda più all’ipotesi che ci sia una persona maligna che abbia effettivamente distribuito le morti secondo la voce dell’Apocalisse). E siccome la sesta tromba parla tanto di cavalli (vedi più sotto: "Tanto che ecc."), egli si reca insieme con Adso alle stalle per controllare che niente vi sia accaduto. Parlando poi con Jorge, dopo essere entrato nel finis Africae la notte dell’ecpirosi, prima dell’incendio catastrofale, egli dice così della sua visita alle stalle: "Tanto che questa sera, quando allo schema apocalittico non credevo ormai più, insistetti per controllare le stalle [con i cavalli], dove mi attendevo lo squillo della sesta tromba" (Nome, p. 474).
   Ma durante la visita non si verificò nessuna morte. È da escludere quindi che la sesta tromba suonasse a quell’occasione. Affidandoci tuttavia sull’intuizione di Guglielmo che sospettava che un’eventuale sesta tromba dovesse essere "udita" proprio alle stalle dei cavalli, continuiamo l’analisi cercando più avanti nell’arco cronologico qualche altro legame fatale fra tromba e cose equine; e lo troviamo: si tratta del vecchio Alinardo che muore travolto da Brunello la mattina dell’ecpirosi, il giorno dopo la visita di Adso e Guglielmo alle stalle. Si aggiunge che il travolgimento dovette sicuramente accadere non molto lontano dalle stalle perché Brunello, insieme con tutti gli altri animali, si aggiravano quella mattina caotica appunto nella zona fra dormitorio ed Edificio (I-2.2.5.13, sez. A).
   Abbiamo già avuto occasione di esaminare il travolgimento del vecchio Alinardo (I-2.2.5.13, punto B6), ma ecco un’altra volta il contatto mortale fra Alinardo e Brunello:

Vidi il vecchio Alinardo, che s’aggirava smarrito senza aver compreso cosa accadesse, travolto dal magnifico Brunello, aureolato di fuoco, trasportato nella polvere e ivi abbandonato, povera cosa informe. Ma non ebbi né modo né tempo di soccorrerlo, né di piangere la sua fine, perché scene non dissimili avvenivano ormai per ogni dove. (Nome, 493)
Da questa citazione risulta chiaro come il vecchio monaco anche morisse in conseguenza del travolgimento, perché altrimenti Adso non avrebbe scritto "né di piangere la sua fine", dove "fine" va preso, s’intende, nel suo significato di "morte".
   Seguendo ora sia l’intuizione di Guglielmo come una bussola per arrivare ad una soluzione della sesta tromba, sia la sua formula per i legami fra tromba e morte ("qualcosa associato ecc."), concludiamo che la soluzione del travolgimento di Alinardo ha l’apparenza di essere del tutto giusta; tanto che sembra che possiamo senza esitazione formulare questa scheda per i cavalli della penultima tromba:

Tromba 6:  i cavalli per Alinardo
Et sextus angelus tuba cecinit: ... Et ita vidi equos in visione: ... et capita equorum erant tanquam capita leonum: et de ore eorum procedit ignis, et fumus, et sulphur. Et ab his tribus plagis occisa est tertia pars hominum (Ap., 9:13-18)(3)

Infine dobbiamo cercare la settima tromba apocalittica, sempre seguendo la formula di Guglielmo. Considerando la struttura complessiva del Nome della rosa, in quella forma che l’abbiamo definita nel presente lavoro, cioè una che comincia con la morte di Adelmo (dopo la sua caduta) e finisce con la morte di Adso (I-1.4, sez. 1), sarà compito facile trovarla, specialmente se vogliamo giungere ad una soluzione simmetrica. Infatti, come la prima tromba si collega ad una morte all’inizio della struttura NR (la morte di Adelmo), così deve l’ultima tromba collegarsi ad una morte avvenuta alla fine della stessa struttura. Accettando tale via simmetrica arriviamo naturalmente a considerare la morte di Adso (che conclude la struttura NR) come l’avvenimento da accoppiare a quest’ultima tromba. Ma prima di formulare la scheda della settima tromba, bisogna controllare che la morte di Adso possa effettivamente, e senza ragionamenti complicati, adeguarsi alla formula di Guglielmo. E neanche questo processo analitico presenta difficoltà: la morte di Adso, secondo l’analisi eseguita in I-2.2.6, punto B2, è infatti caratterizzata dal contatto con la divinità, cioè dalla visione della divina essenza; e tale tratto importante della sua morte armonizza bene con ciò che accade con il suono della settima tromba in cui, appunto, si espone la visione di Dio come una delle cose che si fanno notare nella scena. Ecco le parole di San Giovanni: "Et septimus angelus tuba cecinit: ... Et viginti quatuor seniores, qui in conspectu Dei sedent in sedibus suis, ceciderunt in facies suas, et adoraverunt Deum, dicentes: Gratias agimus tibi, Domine Deus omnipotens, qui es, et qui eras, et qui venturus es" (Ap., 11:15-17). (Aggiungiamo che nell’immagine di San Giovanni si deve naturalmente escludere che i seniori che sedevano "in conspectu Dei", fossero rivolti verso altra parte.)
   Ci pare perciò sia senza pericolo terminare la serie dei legami apocalittici secondo la formula di Guglielmo con la definizione della seguente scheda:

Tromba 7:  la visione di Dio per Adso
Et septimus angelus tuba cecinit: ... Et viginti quatuor seniores, qui in conspectu Dei sedent in sedibus suis, ceciderunt in facies suas, et adoraverunt Deum, dicentes: Gratias agimus tibi, Domine Deus omnipotens, qui es, et qui eras, et qui venturus es (ibid.)(4)

Possiamo ora sommare quanto abbiamo detto fin qui sui legami fra le trombe apocalittiche e le vicende del Nome della rosa (struttura NR). Seguendo la stessa scala temporale che abbiamo usato per la struttura omologa NR/DC e che si è dimostrata fruttuosa per l’analisi (cioè: ciò che accadde prima, durante e dopo i Sette giorni), arriviamo ad abbozzare questo schema:

Ciò che accadde prima dei Sette giorni:
tromba 1:
la morte di Adelmo
(inizio della struttura NR)

Ciò che accadde durante i Sette giorni:
tromba 2:
tromba 3:
tromba 4:
tromba 5:
tromba 6:
la morte di Venanzio
la morte di Berengario
la morte di Severino
la morte di Malachia
la morte di Alinardo(5)
(avvenimento intermedio)
(idem)
(idem)
(idem)
(idem)

Ciò che accadde dopo i Sette giorni:
tromba 7:
la morte di Adso
(fine della struttura NR)
Sapendo poi che tutte queste morti sono collegate in un modo o nell’altro a determinati episodi della struttura NR, che a loro volta sono associati ad altrettanti episodi avvenuti nella struttura DC, di modo che è stato possibile definire una corrispondente serie di elementi omologhi fra Il nome della rosa e La Divina Commedia, siamo in grado di completare lo schema in questo modo:

tromba 1:
tromba 2:
tromba 3:
tromba 4:
tromba 5:
tromba 6:
tromba 7:
la morte di Adelmo:
la morte di Venanzio:
la morte di Berengario:
la morte di Severino:
la morte di Malachia:
la morte di Alinardo:
la morte di Adso:
elemento omologo NR/DC 5
elemento omologo NR/DC 8
elemento omologo NR/DC 10
elemento omologo NR/DC 14
elemento omologo NR/DC 15
elemento omologo NR/DC 18
elemento omologo NR/DC 19

Si evidenziano quindi sette corrispondenze composte le quali sono da interpretare in questa chiave: tromba X (1, 2, 3...) si collega alla morte della persona Y (Adelmo, Venazio, Berengario...); questa morte fa parte di un episodio della struttura NR in base al quale, attraverso un processo di confronto con un episodio corrispondente della struttura DC, si definisce l’elemento omologo NR/DC Z (5, 8, 10 ecc.). Ossia:

tromba X   →
la morte di Y   →
elemento omologo NR/DC Z

Note

(1)  Per le trombe apocalittiche ricordiamo che sono quelle che suonano in Cielo dopo che l’ultimo dei sette sigilli del libro di Dio è stato aperto dall’"Agnus": "Et cum aperuisset sigillum septimum, factum est silentium in caelo, quasi media hora.
   Et vidi septem angelos stantes in conspectu Dei: et datae sunt illis septem tubae. ... Et septem angeli, qui habebant septem tubas, praeparaverunt se ut tuba canerent" (Ap., 8:1-6).
   (Il libro di Dio è il libro che l’Agnello riceve da Dio affinché sia aperto, e che in un secondo tempo (dopo la sesta tromba) sarà divorato da San Giovanni di Patmos, che lo troverà "dolce in bocca, come mele".)

(2)  Queste parole di Guglielmo possono sembrare troppo sintetizzate. Ricordiamo perciò in succinto quello a cui egli si riferisce nella citazione: la notte quando Adelmo si precipitò dal muro dell’abbazia, infuriava una grande tempesta i cui fiocchi di neve, taglienti come lame, "sembravano grandine" (Nome, p. 40); Venanzio fu trovato morto in un recipiente di sangue, dentro al quale l’aveva messo Berengario, che a sua volta aveva trovato, nella cucina dell’Edificio, il corpo morto del traduttore avvelenato dal libro proibito; Berengario annegò avvelenato dallo stesso libro in una vasca da bagno; Severino fu ucciso da Malachia con una sfera armillare; per Malachia il veleno del libro di Aristotele, aveva "il potere di mille scorpioni" (p. 416). Insomma: un suicidio (Adelmo), due morti per avvelenamento (Venanzio e Malachia), una morte in conseguenza di avvelenamento (Berengario), un assassinio (Severino).

(3)  Certo, se ci permettiamo un’interpretazione meno rigida della formula di Guglielmo, possiamo anche arrivare a una soluzione della sesta tromba che consideri non solo la morte di Alinardo ma anche quella di parecchie altre persone all’abbazia. Sappiamo infatti che tanti morirono nell’ecpirosi; cfr. per es. questa frase di Adso: "I morti rimasero per lo più tra le rovine ancora roventi" (Nome, p. 499); anche le parole di Adso dopo il travolgimento di Alinardi sembrano significtive: "... perché scene non dissimili avvenivano ormai per ogni dove (Nome, p. 493). E in tal ipotesi arriveremmo a una formulazione del legame "tromba VI– persona" come questa: "le fiamme (e altre cose, inclusi i cavalli) per Alinardo e tanti altri". Però, anche se una soluzione del genere non è da scartare perché stabilisce un legame consistente tra la sesta tromba e la Morte, l’aggiunta di "e tanti altri" costituirebbe un momento disturbante in confronto alle persone singole delle trombe precedenti. Sarebbe insomma una soluzione meno "armonica" (in senso tecnico, s’intende).

(4)  Forse si obietterà che questa non è la settima tromba, che deve invece essere collegata alla divorazione della Commedia da parte di Jorge; perché è lo stesso Jorge ad affermarlo, il quale, dopo aver cominciato a mangiare le pagine avvelenate del codice di Silos, dice a Guglielmo che lo sta guardando affascinato: "Sei tu che attendevi il suono della settima tromba, non è vero? Ascolta ora cosa dice la voce: sigilla quello che han detto i sette tuoni e non lo scrivere, prendilo e divoralo, esso amareggerà il tuo ventre ma alla tua bocca sarà dolce come il miele. Vedi? Ora sigillo ciò che non doveva essere detto, nella tomba che divento" (Nome, p. 483). A tale obiezione si direbbe che qui si tratta di un aperto tentativo da parte di Jorge (Eco?) di immetterci su una falsa traccia. Controllando infatti il testo apocalittico vediamo subito che il divoramento del libro di Dio avviene prima della settima tromba (che suona verso la fine del capitolo 11); avviene infatti in una scena (verso la fine del capitolo 10) che è collocata dopo il verificarsi dello squillo della sesta tromba e degli avvenimenti terribili che l’accompagnarono (capitolo 9). Con le sue parole Jorge ci induce insomma a stabilire una falsa corrispondenza fra la settima tromba e l’ultimo tuono di una serie di sette "tonitrua" apparsi nella scena dell’Apocalisse. Il relativo testo apocalittico si trova nel cap. 10, versi 1-9 ("Et vidi alium angelum fortem ecc.").
   Del resto, se la morte di Jorge avesse rappresentato la settima tromba, per chi avrebbe suonato la sesta tromba? Per Abbone che muore asfissiato nella scala segreta (Nome, p. 461) dentro i muri dell’Edificio? Certo che no, perché nella sua morte per asfissia non c’è niente che possa essere associato ai cavalli infuocati che secondo l’Apocalisse provocano la morte della sesta tromba (cfr. Ap., 9:13-19).

(5)  Considerando la nota 3 (che riguarda la tromba 6), potremmo formulare questa riga anche nel modo seguente: "tromba 6: la morte di Alinardo e di tanti altri".

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