Digressione XVII

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Digressione XVII

Il complotto gnostico

Sull’esistenza di una serie di vicende che si potrebbe chiamare complotto gnostico e in cui
fra Dolcino gioca un ruolo centrale. (Riferimento: I-2.3, nota 5)(1)

Il sigillo del mondo (1)  –  Psicologia dello gnostico (2)  –  Tre personaggi e due elementi cruciali del complotto (3)  –  Le tappe del complotto (4)  –  Altri cinque personaggi (5)  –  Lista completa delle dramatis personae (6)  –  Qualche riflessione conclusiva (7).

1.  Il sigillo del mondo
Come ben si sa, nella pianta della biblioteca si riconosce il riflesso del labirinto distrutto della cattedrale di Reims. Ma si sa pure che le piante non sono identiche: "È noto che la biblioteca in forma di labirinto ... possiede una pianta molto simile a (ma non identica con) quella del labirinto che c’era una volta sul pavimento della Cattedrale di Reims" (Stauder, Nell’anno ottavo della pubblicazione del "Nome della Rosa", p. 445). E nessuno potrà obiettare a tale affermazione perché è così ovviamente vera, come si vede i questa figura: (2).

Fig. 40 – Il labirinto (non più esistente) sul pavimento della Cattedrale di Reims
(Dal sito Polymath, pagina "Le strade di Gerusalemme"; vedi la bibliografia.)

Ma la differenza è importante in quanto ci spinge a riconoscere un altro segno complesso nella pianta della biblioteca. Per evidenziarlo giriamo di 45 gradi (senso orario) la pianta a p. 323 del Nome della rosa (qui pianta II) in modo da orientarla come era in realtà, cioè verso il nord:

Fig. 41a – Pianta della biblioteca

Considerando poi con attenzione le grandi linee della biblioteca si vede come una triade di rozze strutture geometriche messe l’una sopra l’altra: prima c’è un quadrato; su di esso è poi posato un gran nodo cruciforme, ossia rosetta, con le estremità formate ad arco da cinque lati di quattro ettagoni non perfetti; e sopra il non visibile punto di mezzo della rossetta si vede una forma ottagonale vuota. Per quanto riguarda la forma vuota si aggiunge che nella pianta di tutta l’abbazia (pianta I) si osservano abbozzate nella struttura del pozzo otto linee che partendo dagli angoli della forma ottagonale tendono tutte verso il punto di mezzo, il quale però non si vede perché è occupato dalla lettera A. E le linee, se le immaginiamo trasferite alla forma vuota della fig. 41a di sopra, sembrano proprio continuare le grandi linee murali della rosetta, quasi a completamento di un puzzle:(3)

Fig. 41b – Il Pozzo dell’Edificio

(Particolare della pianta I)

Considerando ora in modo immaginativo la forma completa della rossetta – con le linee murali protratte fino al (non visibile) punto di mezzo – ci pare di veder rispecchiata in modo rozzo la sagoma di un simbolo assai vecchio, il cosiddetto sigillo del mondo, uno dei simboli dello gnosticismo:

Fig. 41c – Il Sigillo del Mondo(4)

(Dal sito The Gnosis Archive, pagina "The Holy Gnostic Rosary"; vedi la bibliografia)

Questa velata connessione ideografica tra biblioteca e gnosticismo può naturalmente essere casuale, ma il fatto che le stanze del labirinto sono anche disposte secondo un sottile schema apocalittico in modo da formare una sorta di mappa del mondo, come un’eco del sigillo del mondo(5), corrobora il nostro sospetto iniziale che non sia casuale. E questo sospetto ci sospinge a voler indagare di più per vedere se ci siano eventualmente altri elementi che leghino il pensiero gnostico all’abbazia e alla sua biblioteca. Ciò facendo aderiamo anche a quest’affermazione di Guglielmo (che spiega ad Adso il simbolismo dell’unicorno): "Se vi è l’impronta deve esserci stato qualcosa di cui è impronta" (Nome, p. 319). Né si dimentichi che in Italia, attraverso i secoli, ci sono stati esempi di impronte di carattere gnostico lasciate sulle costruzioni religiose; si vedano per es. i mosaici sui pavimenti della basilica antica di Aquileia (secoli II-III, "Aula Nord") e della cattedrale medievale di Otranto (secolo XII).
   Ma vediamo ora quanto lontano possiamo andare sulla traccia gnostica.

2.  Psicologia dello gnostico
Per prima cosa suggeriamo di consultare un passo dei Limiti dell’interpretazione in cui si definisce un lato importante della psicologia dello gnostico e che pure s’inserisce in questo contesto in modo assai calzante, specialmente in considerazione della grande catastrofe che avvenne all’abbazia nell’ultimo giorno fatale. Eco scrive: "Lo gnostico si trova a disagio in un mondo che avverte estraneo ed elabora un disprezzo aristocratico nei confronti della massa ... e attende un evento finale che del mondo determini il rovesciamento, l’eversione, la catastrofe rigeneratrice" (p. 48). Se poi sappiamo che per la gnosi "l’uomo è vittima di un complotto cosmico" (p. 50), e che l’abbazia è una sorta di microcosmo – cioè un’immagine in miniatura del macrocosmo (speculum mundi)(6) – , vedremo qui sotto come si possano definire i contorni di un gran complotto gnostico che vale per il mondo dell’abbazia, che sfocia nell’ecpirosi devastatrice di quel mondo e in cui anche la biblioteca con l’impronta gnostica ha la sua parte.

3.  Tre personaggi e due elementi cruciali del complotto
Prima di esporre le tappe del complotto bisogna fare un breve esame di tre personaggi (fra Dolcino, Remigio e Jorge), di alcune lettere scritte da Dolcino e dell’inizio dell’incendio catastrofale. Facciamo l’esame in ordine lievemente invertito mettendo Jorge all’ultimo posto:

a)  L’eresiarca fra Dolcino. Sul conto di lui rileviamo in primo luogo che era convinto di essere stato mandato da Dio "per dissigillare le profezie e capire le scritture dell’antico e del nuovo testamento" (Nome, p. 229), e che aveva formato intorno a sé una setta elitistica che rappresentava la vera religione, la congregazione apostolica (pp. 230-231). Nelle cose divine e in tutto ciò che apparteneva alla religione, aveva insomma una chiara inclinazione elitistica, fatto che ci induce a concludere che fra Dolcino – come del resto molti altri capi di sette di eletti – era una persona che dal punto di vista psicologico aveva quello che Eco stesso chiama tendenza gnostica. Infatti, negli Aspetti della semiosi ermetica (cap. "La gnosi", sottocap. "La psicologia dello gnostico") egli scrive così su gruppi religiosi elitistici: "se vogliamo seguire la nostra distinzione iniziale, in tutti questi casi [molte correnti medievali e moderne] più che di richiamo allo gnosticismo del II secolo, si deve parlare di tendenza, sempre ricorrente, alla Gnosi come conoscenza dei misteri divini riservata a una élite" (p. 48).(7) Cfr. anche l’etimologia della parola "gnosticismo": "The term Gnosticism is derived from the Greek word gnosis (’revealed knowledge’). To its adherents, Gnosticism promised a secret knowledge of the divine realm" (Encarta 95, voce "gnosticism").(8)
   Ma ci sono più lati della personalità di Dolcino che sottolineano la sua tendenza gnostica, fra cui:

–   Lui credeva in una chiesa rinnovata attraverso la distruzione del suo "male" (cioè il clero, i monaci e tutti gli altri che appartenevano alla Chiesa). Ascoltiamo Ubertino che spiega ad Adso:

Diceva [Dolcino] che por fine a questa terza età della corruzione occorreva che tutti i chierici, i monaci e i frati morissero di morte crudelissima, diceva che tutti i prelati della chiesa, i chierici, le monache, i religiosi e le religiose e tutti coloro che fan parte degli ordini dei predicatori e dei minori, degli eremiti, e lo stesso Bonifazio papa avrebbero dovuto essere sterminati dall’imperatore prescelto da lui, Dolcino, e questo sarebbe stato Federico di Sicilia. (Nome, p. 230)
(Quanto alla "terza età", è quella che secondo Dolcino precede la quarta e buona in cui Dio stesso eleggerà un "papa angelico" e la chiesa sarà rinnovata "sino alla fine del mondo" (ibid., p. 231).)
   Questa opinione di Dolcino, sommamente eretica, si rivela essere vicino all’"essenza" del pensiero gnostico: "The essence of Gnosticism has proved very durable: the view that the inner spirit of humanity must be liberated from a world that is basically deceptive, oppressive, and evil" (Encarta 95, voce "gnosticism").

–   Rinunciava ai sacramenti della Chiesa e disprezzava il corpo umano; cfr. per es. questa parte del processo a Remigio del Quinto giorno, in cui Bernardo Gui interroga il cellario sulla sua partecipazione all’eresia di Dolcino:

"e poi vi concedevate ogni licenza e ogni lussuria perché non credevate nel sacramento del matrimonio, né in alcun altro sacramento, e ritenendovi più puri degli altri vi potevate permettere ogni sozzura e ogni offesa del corpo vostro e del corpo degli altri? Parla!"
   "Sì, sì, io confesso la vera fede a cui avevo creduto allora con tutta l’anima" (Nome, p. 387)(9)
Confrontiamo questi punti eretici con le seguenti proposizioni tratte dal citato articolo dell’Encarta 95: "Some Gnostic sects rejected all sacraments"; "Other Gnostics held that because their souls were completely alien to this world, it did not matter what they did in it."
   Quanto alla vita lussuriosa dei dolciniani ricordiamo che nella storia dello gnosticismo ci sono esempi di promiscuità esagerata (come pure un altrettanto esegerato ascetismo):
Ireneus accuses the Valentinians(10) of depravity. His reasoning presupposes that the Gnostics are, in modern terms, amoral, if not nihilistic. They are allowed to do everything, to violate every norm, for they are above every legal and ethical convention (Filoramo, A History of Gnosticism, pp. 185-186)
Insomma, in base a questo breve esame e sempre aderendo alla distinzione di Eco (menzionata sopra), non ci pare esagerato definire fra Dolcino una persona con una chiara tendenza gnostica.

b)  Remigio. Il cellario aveva un curriculum vitae assai fuori del comune. Ne alleghiamo alcuni punti:

–   Prima di venire all’abbazia era stato dolciniano e come tale aveva commesso una quantità impressionante di delitti addirittura mostruosi, parte dei quali viene alla luce durante il processo del Quinto giorno. Ecco un brano centrale del processo (Bernardo Gui domanda e Remigio risponde):

"Quindi tu ammetti di aver praticato l’eresia di Dolcino, della strega Margherita e dei suoi compari. Tu ammetti di essere stato con loro mentre vicino a Trivero impiccavano molti fedeli di Cristo tra cui un bambino innocente di dieci anni? E quando impiccarono altri uomini alla presenza delle mogli e dei genitori perché non volevano consegnarsi all’arbitrio di quei cani? E perché ... ritenevate che nessuno potesse essere salvato se non apparteneva alla vostra comunità? Parla!"
   "Sì, sì, ho creduto queste cose e fatto quelle!"
   "Ed eri presente quando catturarono alcuni fedeli dei vescovi e alcuni ne fecero morire di fame in carcere, e a una donna gravida tagliarono un braccio e una mano, lasciandola poi partorire un bambino che subito morì senza battesimo? Ed eri con loro quando rasero al suolo e diedero alle fiamme i villaggi di Mosso, Trivero, Cossila e Flecchia, e molte altre località della zona di Crepacorio e molte case a Mortiliano e a Quorino ecc.?"
   "Sì, sì, io c’ero ... " (Nome, p. 386)
–   Lui era davvero affetto dal contagio gnostico, ciò che rivela nella sua disperata preghiera alla fine del processo, invocando una serie di demoni, fra cui Samael, uno dei nomi del Demiurgo gnostico: "Abigor [demonio di grado superiore], pecca pro nobis... Amon [demonio potente], miserere nobis... Samael, libera nos a bono... ecc." (Nome, p. 391). (Per "Samael" vedi per es. Couliano, The Tree of Gnosis, p. 94.)

–  Nel 1307, pochi giorni prima della settimana santa e prima della battaglia finale di monte Rebello(11), aveva avuto da Dolcino certe lettere indirizzate ad alcuni settari a Bologna (Nome, pp. 378, 383). Ma non aveva consegnato le lettere. Quando poi venne all’abbazia nel 1317 o qualche anno dopo(12), chiese a Malachia di custodire i documenti per conto di lui. Malachia li depose nella biblioteca. (Può darsi perfino che li mettesse nel finis Africae perché, interrogato da Bernardo Gui durante il processo a Remigio, il bibliotecario confessa di averli collocati "nel più inattingibile dei penetrali della biblioteca" (p. 381).)

c)  Le lettere di Dolcino. In queste lettere, che lui scrisse poco prima di consegnarle a Remigio (Nome, p. 383), si parla chiaramente di una grande distruzione imminente che doveva colpire la Chiesa. Nel processo a Remigio, Bernardo Gui ne riassume il contenuto:

Potrei leggervi tutto quello che in esse si dice, e come Dolcino, paventando la sua fine imminente, affidi un messaggio di speranza – egli dice ai suoi confratelli – nel demonio! Egli li consola avvisando che ... questa distruzione [la completa distruzione di tutti i preti della Chiesa] non sarebbe stata lontana. (p. 383)
Le lettere portavano insomma un chiaro messaggio di sperare nel diavolo affinché la Chiesa subisse una grande distruzione dei suoi rappresentanti.

d)  L’inizio dell’incendio. Ricordiamo che l’incendio catastrofale ha inizio nella biblioteca (nella sala Y dell’"YSPANIA" a cui Jorge è fuggito dopo aver cominciato a mangiare la Commedia aristotelica nell’finis Africae). Ecco i momenti iniziali delle fiamme: nel tumulto in cui Guglielmo e Adso cercano d’interrompere la consumazione della Commedia, Jorge si accorge ad un tratto del calore del lume che Adso teneva in mano; poi accade questo:
[Jorge] abbandonò con la destra la presa sul libro, mosse la mano verso il lume e me lo strappò di colpo, lanciandolo in avanti...
   Il lume andò a cadere proprio nel mucchio di libri precipitati dal tavolo ... L’olio si versò, il fuoco si apprese subito a una pergamena fragilissima che divampò come un fascio di sterpi secchi. Tutto avvenne in pochi attimi (Nome, p. 486)
Da queste prime fiamme nasce tutto l’incendio che distruggerà l’abbazia.

e)  Jorge. Quanto al ruolo di Jorge nell’incendio dell’abbazia ricordiamo che lui viene definito da Guglielmo come l’Anticristo, il rappresentante sulla terra del diavolo; ascoltiamo questo dialogo fra Adso e il suo maestro verso la fine della catastrofe:

"Era la più grande biblioteca della cristianità," disse Guglielmo. "Ora," aggiunse, "l’Anticristo è veramente vicino perché nessuna sapienza gli farà più da barriera. D’altra parte ne abbiamo visto il volto questa notte."
   "Il volto di chi?" domandai stordito.
   "Jorge, dico." (Nome, p. 494)(13)
Può anche essere istruttivo avere un ritratto di Jorge come si presentava agli occhi di Adso e Guglielmo dopo la sua fuga nella sala Y, la notte dell’incendio. È un ritratto che per certi aspetti (in particolare gli occhi e la bocca) ricorda il diavolo del famoso Codex Gigas (inizio del XIII secolo):
Il suo volto, al chiarore rosso del lume, ci apparve ora orrendo: i lineamenti alterati, un sudore maligno gli striava la fronte e le gote, gli occhi di solito bianchi di morte si erano iniettati di sangue, dalla bocca gli uscivano lembi di pergamena come a una belva famelica che si fosse troppo ingozzata e non riuscisse più a trangugiare il suo cibo. (p. 486)
4.  Le tappe del complotto
Procediamo adesso all’esposizione delle tappe del gran complotto, il quale, data l’impossibilità di verificarlo, è naturalmente un complotto solo ipotizzato, ma che riesce tuttavia a fornire una spiegazione coerente della strana coincidenza strutturale fra la pianta della biblioteca e il simbolo gnostico. Ecco in succinto le tappe:

a)  L’ultimo piano dell’Edificio viene costruito a partire da una pianta che rispecchia in modo velato il sigillo del mondo, simbolo dello gnosticismo. Non sappiamo quando esattamente l’Edificio fosse eretto, ma pare almeno certo che la sua costruzione risalga a più secoli prima della settimana fatale e che da principio fosse una rocca; Guglielmo ci informa infatti: "Nei secoli passati questa era una rocca" (Nome, 167).

b)  L’ultimo piano, il labirinto, è poi adibito a biblioteca da una comunità religiosa che da tanto tempo, ma dopo il periodo della rocca(14), si era istallata sul luogo, e per mezzo delle lettere d’identificazione delle stanze della biblioteca i religiosi formano una sorta di mappa del mondo: si rammentino Hibernia, Yspania, Aegyptus, ecc. Con questo adattamento fanno anche armonizzare – probabilmente senza saperlo(15) – la loro biblioteca con il simbolo gnostico, ossia il sigillo del mondo.

c)  Nel 1317 o qualche anno dopo vengono deposte nella biblioteca stessa certe lettere scritte da una persona di tendenza gnostica (Dolcino) e contenenti un messaggio di sperare nel diavolo affinché si verifichi nell’ambito della Chiesa una grande distruzione.
   Ma la distruzione non ha luogo, e le lettere rimangono, per così dire, in fermentazione gnostica nei penetrali della biblioteca fino alla settimana fatale.

d)  La notte del Settimo giorno, infine, prende inizio l’incendio catastrofale. Comincia nella biblioteca attraverso l’opera di un rappresentante del diavolo (Jorge), proprio come sperava l’autore delle lettere fatali, cioè fra Dolcino, il quale, attraverso la griglia della "psicologia dello gnostico", passerebbe come uno dalle tendenze gnostiche. E così il complotto sarebbe stato consumato.

5.  Altri cinque personaggi
Ma possiamo anche completare il quadro introducendo alcuni altri personaggi i quali, inconsciamente o no, hanno fatto la loro parte nel dramma: sono Malachia, la ragazza senza nome, Salvatore, la bella Margherita (amante di Dolcino) e Adso stesso.

a)  Malachia. A quanto sembra, il rappresentante del diavolo (Jorge) aveva perfino controllato la deposizione nella biblioteca delle lettere con il messaggio di distruzione: nel processo a Remigio del Quinto giorno emerge infatti che fu Malachia a deporre i documenti nella biblioteca (Nome, p. 381); e di Malachia sappiamo che era più o meno un servo dello stesso Jorge; cfr. per es. questo passo del dialogo dell’ultima notte fra Guglielmo e Jorge, dove Guglielmo conclude: "e hai fatto nominare bibliotecario prima Roberto da Bobbio ... poi Malachia, che aveva bisogno del tuo aiuto e non faceva un passo senza consultarsi con te" (p. 468). E Malachia aveva certo anche consultato Jorge prima di deporre le lettere nella biblioteca.

b)  La ragazza senza nome. Anche la ragazza aveva la sua parte nel complotto nel senso di essere uno degli anelli di una catena eretica che contaminava ritualmente l’innocente Adso.
   Sappiamo infatti che essa si era prostituita avendo rapporti con Remigio (vedi per es. il dialogo fra Guglielmo e Salvatore del Quarto giorno, prima (Nome, pp. 271-272)). E Remigio, al tempo di Dolcino, aveva avuto rapporti con la bella Margherita, amante dello stesso Dolcino, ciò che si deduce dal seguente passo in cui il cellario, durante l’interrogatorio del Quinto giorno, descrive i particolari della fine di Dolcino e della sua amante: "E vidi Margherita tagliata a pezzi davanti agli occhi di Dolcino, e gridava, scannata che era, povero corpo che una notte avevo toccato anch’io..." (p. 390). Precisiamo che è difficile interpretare le parole "povero corpo che una notte avevo toccato anch’io..." se non in un solo modo, tanto più che nella setta di Dolcino uomini e donne "vivevano nella promiscuità più vergognosa" (p. 229). La ragazza aveva anche sedotto Adso, portatore del lume con cui cominciò l’incendio della biblioteca.
   Questi contatti carnali sembrano formare, quasi in modo rituale o iniziatico, una linea carnale dall’impronta gnostica, linea che si definisce così:

Dolcino (con tendenze gnostiche) →
Margherita (amante di Dolcino) →
Remigio (dolciniano, amante temporaneo di Margherita) →
la ragazza senza nome (meretrice che si concede a Remigio) →
Adso (sedotto dalla ragazza).(16)
E non a caso, forse, l’ultimo anello della catena è una persona che dal punto di vista rituale può dirsi pura; come ricordiamo, l’esperienza con la ragazza fu per Adso la prima (ed ultima) volta che conobbe carnalmente una donna (Nome, p. 409). (Per l’importanza della purezza sessuale nel mondo dei riti religiosi, rimandiamo per es. a The Encyclopedia of Religion, New York 1987, vol. 15, voce "Virginity".)(17)
   Se aggiungiamo che Margherita è definita come una strega (cfr. per es. questa battuta di Bernardo Gui durante l’interrogatorio con Remigio: "Quindi tu ammetti di aver praticato l’eresia di Dolcino, della strega Margherita e dei suoi compari" (Nome, p. 386)), si potrebbe insomma dire che da un punto di vista gnostico, Dolcino si unisce ritualmente al puro Adso attraverso tre mediatori perfetti: una strega (Margherita), un eretico (Remigio) e una prostituta (la ragazza). Come si sa, una delle convinzioni gnostiche si formula in questo modo: "Bisogna conoscere il Male" (Aspetti della semiosi ermetica, p. 50).

c)  Salvatore. La sua parte non è importante come quelle degli altri, ma è comunque lui a fare da mezzano fra la ragazza senza nome e Remigio (cfr. per es. Nome, p. 271): ha quindi la funzione di strumento per estendere la linea carnale da Dolcino, Margherita e Remigio fino alla ragazza senza nome, linea che poi terminerà in Adso.
   Come informazione a parte sul conto di Salvatore ricordiamo che anche lui era stato seguace di Dolcino, ciò che si capisce per es. dal colloquio tra Guglielmo e Salvatore nel capitolo "Quarto giorno, prima": "[Guglielmo] Gli chiese di colpo: ’hai conosciuto Remigio prima o dopo essere stato con Dolcino?’ Salvatore gli si inginocchiò ai piedi pregandolo tra le lacrime di non volerlo perdere e di salvarlo dall’inquisizione" (Nome, p. 272).

d)  Margherita. Se vogliamo cercare una delle radici del complotto, può essere utile fare attenzione alla bella Margherita di fra Dolcino: secondo Ubertino fu infatti lei a condizionare la vita eretica del suo amante: "E io credo che senza le seduzioni di Margherita, Dolcino non si sarebbe dannato" (Nome, p. 233)(18); e senza l’eresia di Dolcino le lettere fatali non sarebbero mai pervenute all’abbazia; e senza le lettere fatali non ci sarebbe stato più nessun messaggio di distruzione; e senza tale messaggio il meccanismo gnostico – almeno nell’ambito del complotto suggerito – non sarebbe mai dovuto scattare. Dunque, se questa linea ci porta a considerare Margherita come una condizione indispensabile per far scattare la fase dolciniana del complotto, allora diremmo che abbiamo seguito con successo la prima regola di un caso criminale, quella che dice "cherchez la femme".(19)

e)  Adso. Anche il giovane Adso fa parte del complotto gnostico, però senza saperlo. Ma non possiamo (purtroppo) prescindere dal fatto che fu lui ad essere l’ultimo portatore del lume la cui fiamma provocò l’incendio catastrofale.(20) E, come abbiamo esposto più sopra, lui era anche l’ultimo anello di una catena carnale cominciata con Dolcino.

6.  Lista completa delle dramatis personae
Tenendo conto anche di questi ultimi personaggi siamo in grado di elencare tutta la serie di persone che in un modo o nell’altro hanno partecipato al gran complotto. Ecco la lista:

·   I costruttori (o il costruttore) dell’ultimo piano dell’Edificio danno al piano una forma che rispecchia elementi essenziali del sigillo del mondo, il simbolo dello gnosticismo.

·   I monaci dell’abbazia adibiscono l’ultimo piano a biblioteca, formandone (o permettendo di formarne) – con le lettere d’identificazione delle stanze – una sorta di mappa del mondo, quasi come una risposta segreta al sigillo.

·   Margherita, strega e amante di fra Dolcino, il quale è stato sedotto da lei (oppure invitato o spinto ad agire come seduttore); la bella Margherita ha rapporti sessuali anche con Remigio.

·   Dolcino, eresiarca con tendenze gnostiche, amante della strega Margherita; scrive le lettere fatali che contenevano il messaggio di sperare nel diavolo affinché si verifichi una catastrofe nell’ambito della chiesa; le consegna a Remigio (1307).

·   Remigio, seguace di Dolcino; ha rapporti sessuali con Margherita (fra il 1305 e il 1307, forse prima); porta le lettere di Dolcino all’abbazia consegnandole al bibliotecario Malachia (1317 o qualche anno più tardi); ha rapporti anche con la ragazza senza nome.

·   Malachia, bibliotecario e servo di Jorge; depone le lettere fatali nella biblioteca (che sarà poi teatro dell’inizio dell’incendio).

·   Salvatore, seguace di Dolcino; fa da mezzano tra Remigio e la ragazza senza nome.

·   La ragazza senza nome, meretrice; ha rapporti sessuali con Remigio; seduce Adso (Terzo giorno della settimana fatale), creando così un legame carnale, o iniziatico, fra l’eresiarca Dolcino e Adso, attraverso Remigio e la bella Margherita.

·   Adso, novizio innocente, puro, sedotto dalla ragazza senza nome; ultimo portatore dello strumento che portò alla distruzione dell’abbazia, cioè il lume da cui verranno le prime fiamme devastatrici (Settimo giorno della settimana fatale).

·   Jorge, rappresentante del diavolo, Anticristo; strappa il lume di Adso lanciandolo contro un mucchio di libri e provoca così l’inizio dell’incendio catastrofale.

Tutto sommato, in questa serie di personaggi e fatti vediamo la traccia di qualcosa che guardato sotto un aspetto gnostico potrebbe definirsi come un complotto gnostico ideato per effettuare la distruzione dell’abbazia, il microcosmo, come un atto metaforico per la distruzione finale del macrocosmo. Ma come abbiamo detto prima, si tratta soltanto di un complotto ipotizzato che sarà impossibile da verificare con certezza. Ma dato che la combinazione dei fatti esposti sembra portare proprio verso l’ipotesi suggerita, ci è parso che non fosse fuori luogo esporla qui, tanto più che il tema dello gnosticismo rientra bene nel complesso del pensiero ermetico di cui abbiamo già parlato (I-1.4, sez. 3). (Per le relazioni fra gnosi ed ermetismo vedi per es. Aspetti della semiosi ermetica, p. 36: "Nello stesso II secolo in cui prende inizio il misticismo ermetico, fiorisce quel movimento detto Gnosi. Di esso dobbiamo tracciare i tratti principali, dato che molti dei suoi aspetti confluiscono nella storia della semiosi ermetica.")

7.  Qualche riflessione conclusiva
Concludiamo l’esposizione del complotto con qualche riflessione. Possiamo infatti domandarci se fra il cerchio delle dramatis personae ci sia stato qualcuno che abbia avuto delle chiare ed esplicite simpatie per lo gnosticismo antico come dottrina. Domanda difficile, ma ci pare che si possa indicare almeno un gruppo di persone (o singola persona), e sarebbero i costruttori (o il costruttore) dell’ultimo piano dell’Edificio. È infatti attraverso l’opera di loro (o di lui, o di lei) che la biblioteca ha avuto la sua forma la quale, come abbiamo visto, rispecchia a modo suo il simbolo dello gnosticismo.
   E questi costruttori, ci continuiamo a domandarci, chi sarebbero stati? Nel manoscritto di Adso si dà solo qualche vaga informazione: che erano stati dei "giganti". Ascoltiamo ancora una volta Adso: "Dico che in certi punti, dal basso, sembrava che la roccia si prolungasse verso il cielo ... e diventasse a un certo punto mastio e torrione (opera di giganti che avessero gran familiarità e con la terra e col cielo)" (Nome, p. 29)). E l’identità dei "giganti"? Forse è un segreto ancora da scoprire nel testo del romanzo.
   E l’ultima domanda: questi costruttori, quali che fossero, perché hanno voluto imprimere nella pietra dell’Edificio un’orma velata della loro convinzione? Per trasmettere ai posteri un segreto messaggio di complicità gnostica? Sperando, con un’interpretazione eretica del detto "in hoc signo vinces", che la forza del segno potesse creare condizioni favorevoli a "un evento finale che del mondo determini il rovesciamento, l’eversione, la catastrofe rigeneratrice" (Nome, p. 48)? Per attirare l’attenzione del Demiurgo gnostico affinché mettesse finalmente in scena "la catastrofe rigeneratrice"? Forse i settari di Bologna avrebbero potuto rispondere.

Note

(1)  A chi volesse approfondire le proprie conoscenze sul fenomeno della gnosi in generale, incluse le sue manifestazioni fino all’epoca moderna, possiamo raccomandare di consultare per es. Ioan P. Couliano, The Tree of Gnosis. Gnostic Mythology from Early Christianity to Modern Nihilism, trad., San Francisco 1992, e Giovanni Filoramo, A History of Gnosticism, trad., Cambridge (MA) & Oxford 1992 (ristampa).

(2)  Notiamo incidentalmente che la struttura della biblioteca, com’essa è disegnata a p. 223 del romanzo, devia visibilmente dalla forma dell’Edificio quale appare sulla pianta di tutta l’abbazia (pianta I), forma che si avvicina di più a quella del labirinto di Reims.

(3)  Per rafforzare ancora la suggerita parentela grafica tra sigillo del mondo e la "rossetta" della biblioteca, potremmo sostituire i quattro eptagoni non perfetti con altrettanti eptagoni perfetti, come Adso stesso sembra fare mentalmente descrivendo la sua impressione dell’Edificio prima di entrare nell’abbazia il Primo giorno: "Nell’appressarvici maggiormente, si capiva che la [sua] forma quadrangolare generava, a ciascuno dei suoi angoli, un torrione eptagonale, di cui cinque lati si protendevano all’esterno – quattro dunque degli otto lati dell’ottagono maggiore generando quattro eptagoni minori, che all’esterno si manifestavano come pentagoni" (Nome, p. 29).

(4)  Per il termine di "sigillo del mondo" vedi Ljungman, Symbols – Encyclopedia of Western Signs and Ideograms (online edition), simbolo 25:10, qui raffigurato insieme ad alcuni altri simboli d’indirizzo gnostico, tutti con la stessa base cruciforme:


Seal of the World
(Dal sito Online Encyclopedia of Western Signs and Ideograms, simbolo 25:10; vedi la bibliografia.)
Didascalia: "This sign is said to have been used in the Gnostic mystic tradition and is called the Seal of the World."



Croce maltese
(Dal blog Ecclesia Gnostica in Nova Albion di Jordan Stratford, pagina "A common symbol?"(*); vedi la bibliografia.)
Didascalia: "Maltese Cross: While in use by various organizations, it is distinctive and not widely used. Commonly known as the Cross of St. John it has roots in Johannite thought."
(*)  Sulla stessa pagina viene presentata una serie di simboli che secondo l’autore rappresentano lo gnosticismo e tra i quali si trovano le croci maltese, templare e di Tolosa. Aggiunge pure: "Gnosticism is unusual in that there is not one unifying ’flag’ under which Gnostics rally and by which they readily identify each other and their Churches."

Croce templare
(Scaricato come sopra.)
Didascalia: "Templar Cross: readily identifiable and used by Masonic groups who may or may not be offended by its newly-formalized association with contemporary Gnosticism."


Croce di Tolosa
(Scaricato come sopra.)
Didascalia: "Cross of Toulouse: rarely used, with deep Cathar roots."

Simbolo di The International Order of Gnostic Templars
(Dal sito dell’ordine; vedi la bibliografia.)

(5)  Come ricordiamo, praticamente ogni sala aveva un cartiglio inciso sulla pietra recante un versetto dell’Apocalisse, del quale la prima lettera si usava per identificare la stanza. Così, per es., il cartiglio con la scritta "Nomen illi mors" era una stanza N; e con le stanze identificate con lettere si potevano formare i nomi delle parti del mondo, andando da una stanza all’altra (FONS ADAE, ACAIA, ecc.). Per usare le parole di Adso, la biblioteca era quindi "costituita e distribuita secondo l’immagine dell’orbe terraqueo" (Nome, p. 322).

(6)  Per l’abbazia come un microcosmo, vedi per es. questa chiara definizione di Guglielmo: "Questa abbazia è proprio un microcosmo, quando avremo qui i legati di papa Giovanni e fra Michele saremo davvero al completo" (Nome, p. 199). Anche la biblioteca con le sue "parti" del mondo (sud, nord, est, ovest), incluso il Paradiso terrestre (fons Adae), rispecchia bene il concetto del microcosmo.

(7)  In questa citazione Eco si appoggia sulla versione italiana della definizione generale della gnosi, come è stata formulata al congresso di Messina del 1966 dedicato allo gnosticismo: "una conoscenza dei misteri divini riservata a una élite" (Le origini dello gnosticismo, a c. di Ugo Bianchi, Leiden 1967); e quanto alla "distinzione iniziale" egli si riferisce ad una delle conclusioni del congresso secondo la quale lo gnosticismo sarebbe un fatto storico identificato "con la cooperazione dei metodi storico e tipologico" e "partendo metodologicamente da un certo gruppo di sistemi del II secolo d.C." (ibid.); oppure, come Eco riassume: "lo gnosticismo del II secolo sarebbe una particolare manifestazione storica" (Aspetti della semiosi ermetica, p. 36).

(8)  Dobbiamo forse precisare perché il termine "gnosis" ha subito un’alterazione passando dal vocabolario tradizionale a quello gnostico. Filoramo ci insegna: "In classical Greek the terms gnôsis and gignôscô indicate true knowledge of ’what is’ ... in contrast to mere sense perception ... or opinion whose truth is not guaranteed ... In Gnostic vocabulary the term [gnôsis] has undergone a profound transformation. Gnôsis is now also used in an absolute way to indicate a form of meta-rational knowledge, which is the gift of the divinity and has in it the power to save the one who achieves it. ... The sacred strength of gnôsis reveals ’who we are, what we have become, where we have been cast out of" (A History of Gnosticism, pp. 38-39).

(9)  Anche se Remigio verso la fine dell’interrogatorio, sotto la minaccia della tortura, confessa praticamente ogni cosa, non bisogna sospettare che con questa risposta affermativa egli si allontani dalla verità per compiacere all’inquisitore Bernardo. In questa fase del processo è infatti descritto da Adso in questo modo: "Il cellario sembrava invasato e illuminato a un tempo, pareva che ora la diga del silenzio e della simulazione si fosse rotta, che il suo passato tornasse non solo a parole, ma per immagini, e che egli riprovasse le emozioni che lo avevano esaltato un tempo" (Nome, p. 386).

(10)  La grande setta gnostica di Valentino (II secolo), confutata da Ireneo, vescovo di Lione.

(11)  La battaglia in cui fu sconfitta definitivamente la setta di Dolcino; Dolcino e la sua Margherita furono catturati e finirono sul rogo, il primo luglio dello stesso anno (Nome, pp. 232, 235).

(12)  Per quest’anno: Ubertino, che cambiò di saio nel 1317 (I-2.2.5.2, nota 4), dice così sul conto di Remigio e Salvatore: "Quando lasciai il saio francescano tornai per qualche tempo nel mio vecchio convento a Casale, e lì trovai altri frati in angustie, perché la comunità li accusava di essere spirituali della mia setta... ... Mi adoperai in loro favore, ottenendo che potessero seguire il mio esempio. E due, Salvatore e Remigio, ne ho trovati proprio qui, quando vi arrivai l’anno scorso" (Nome, p. 72).

(13)  Ma, siamo in tanti a domandarci, perché mettere, per così dire, Jorge Luis Borges nei panni di un Anticristo assassino? Giovannoli scrive: "Nessuno ha saputo spiegare il fatto che il debito [intertestuale] sia stato ripagato da Eco dando a Borges il ruolo dell’assassino" (Introd., p. 18). Ma anche questo fatto potrebbe essere spiegato, almeno in parte, attraverso la chiave gnostica. Fatto sta che Borges stesso sembra sia stato affascinato dalle idee gnostiche, ciò che si vede nella novella "Three Versions of Judas" (traduzione in Labyrinths, pp. 95-100), in cui il protagonista, secondo Borges, poteva bene essere stato un capo di uno dei monasteri gnostici ("uno de los coventículos gnósticos"); e nella novella il protagonista afferma non solo che Dio, per salvare l’umanità, scelse di diventare Judas ("eligió un ínfimo destino: fue Judas"), ma anche che Judas premeditava con lucidità terribile le sue offese ("Premeditó con lucidez terrible sus culpas"). Proprio come Jorge nell’abbazia. (Per il testo spagnolo, vedi la bibliografia.)
   Si potrebbe insomma dire che il debito intertestuale è stato ripagato da Eco con l’imprimere nella personalità del cieco monaco un’impronta di un carattere importante creato da Borges stesso, cioè Judas il quale "premeditó con lucidez terrible sus culpas".
   Ma perché scegliere il nome di Jorge per il cieco monaco? Non lo sappiamo naturalmente, ma forse quel nome era sentito dall’autore del libro come un nome ben appropriato per un bibliotecario cieco oriundo da Burgos. E la scelta di Burgos per Jorge sembra spiegabile, almeno parzialmente, considerando che nella regione di Burgos si trovava Silos dove si fabbricava la rara carta di panno su cui era stato scritto il secondo libro della Poetica di Aristotele (Nome, p. 470), lo stesso libro che in un secondo tempo fu portato all’abbazia da Jorge. Si intuisce insomma una rete sottile di relazioni di simpatia.

(14)  Che la comunità religiosa si fosse istallata dopo il periodo della rocca, si deduce da questo commento di Adso (rimasto quasi spaventato alla vista della mole dell’Edificio, il Primo giorno): "Dio sa che ... rettamente interpretavo indubitabili presagi iscritti nella pietra [dell’Edificio], sin dal giorno che i giganti vi posero mano, e prima che la illusa volontà dei monaci ardisse consacrarla alla custodia della parola divina (Nome, p. 30). Ma che i religiosi tuttavia ci fossero sul luogo da tanto tempo, forse da secoli, lo sappiamo fra l’altro da questa riflessione di Guglielmo sull’eventuale esistenza di un ossario sotto il cimitero tra la chiesa e l’Edificio: "Anzi, ripensandoci, ci dovrà essere da qualche parte un ossario, è impossibile che da secoli seppelliscano tutti i monaci in quel lembo di terra [il cimitero]" (Nome, p. 105).

(15)  Ma forse non erano del tutto innocenti, perché il solo fatto di progettare un mondo che rispecchiasse il macrocosmo era un atto che rassomigliava molto a ciò che aveva fatto il Demiurgo gnostico, il creatore del nostro mondo. O forse c’era tra la prima comunità religiosa che venne dopo la costruzione della mole, qualche conoscenza del sigillo del mondo e della sua impronta nel disegno del labirinto, conoscenza (o simpatia) che ispirò alla creazione della biblioteca come una mappa del mondo. O forse i maestri muratori che avevano fatto erigere la chiesa, avevano anche suggerito ai monaci di far arredare la biblioteca come un microcosmo. (Si sa che i maestri muratori del tardo Medioevo erano bravissimi costruttori e avevano una vasta conoscenza anche dei segni mistici di quei tempi.)

(16)  Che l’autore del romanzo sia conscio della portata dell’unione sessuale come una sorta di collegamento iniziatico fra due persone attraverso una donna mediatrice, appare chiaro per es. da questa citazione a p. 93 (nota 90) delle sue Poetiche di Joyce: "... l’idea, ricorrente nella sua opera [di Joyce], di un adulterio in cui, attraverso la donna, si realizza una sorta di mistica unione tra due amici. È questo il motivo di Exiles (Robert e Richard tendono a comunicare carnalmente in Bertha)."

(17)  Ma dirà qualcuno, se Adso era puro prima del "rito", era altrettanto impuro dopo, e per questo non più valido dal punto di vista rituale. A tale obiezione si potrebbe rispondere che considerando l’atto amoroso nella cucina come un rito iniziatico, non importa lo stato di purezza di Adso dopo il rito; l’essenziale è invece in quale stato entrasse nello stesso rito.

(18)  Anche se Ubertino, prima, si è espresso in modo un po’ ambiguo su chi avesse fatto i primi passi della seduzione ("Lì [Dolcino] sedusse una fanciulla bellissima e di nobile famiglia, Margherita, o essa sedusse lui, come Eloisa sedusse Abelardo, perché ricorda, è attraverso la donna che il diavolo penetra nel cuore degli uomini!" (Nome, p. 228)), sembra che lui infine, dicendo "senza le seduzioni di Margherita ecc.", abbia voluto sottolineare un ripetuto ed irresistibile comportamento seduttore da parte della bella Margherita (come quello della Lupa nella nota novella di Verga).

(19)  Non deve sorprendere che anche Umberto Eco sia molto conscio dell’impatto di tale regola; cfr. per es. Il segno dei tre, p. 243: "Per spiegare un testo molto spesso usiamo regole intertestuali: non solo regole di genere nei testi letterari, ma anche normi comuni, endoxa retorici (come la regola ’cherchez la femme’ in un caso criminale").

(20)  Per essere esatti, il lume della destruzione era quello che inizialmente Guglielmo aveva portato fino alla stanza dello specchio del labirinto, ma che aveva dato ad Adso dopo aver spento il lume del giovane per impedire che la sua fiamma desse fuoco alla legatura di un libro lì vicino (Nome, p. 462). Poi entrarono nel finis Africae con un solo lume, portato da Adso. (Ma non dobbiamo per questo sospettare che anche Guglielmo fosse complice del complotto gnostico.)

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