II-2.2.1.4

Cap. II-1.1   II-1.2   II-2.1   II-2.2.1.1   II-2.2.1.2   II-2.2.1.3   II-2.2.1.4   II-2.2.1.5   II-2.2.1.6   II-2.2.1.7   II-2.2.1.8   II-2.2.2.1   II-2.2.2.2   II-2.2.2.3   II-2.2.2.4   II-2.2.2.5   II-2.2.2.6   II-2.2.2.7   II-2.2.2.8   II-2.2.2.9   II-2.3   II-3
Indice   I parte   II parte   III parte   Digressioni   Tabelle   Piante   Elenchi   Bibliografia

II-2.2.1.4.  ELEMENTO OMOLOGO NR-bis/TR 5

La danza della figlia del principe

A.  OGGETTO DELL’ANALISI
Il Terzo giorno (Terza unità di tempo), dopo aver parlato con Ubertino nella chiesa, Adso decide di visitare da solo la biblioteca. Prende la via attraverso l’ossario arrivando prima allo scriptorium dove, fermatosi per qualche tempo, ha un intenso ricordo visivo della morte del fraticello Michele sul rogo a Firenze. Sale poi alla biblioteca, che però lascia dopo un po’ perché sfogliando tra le pagine istoriate di alcuni libri si sente irrequieto e confuso. Scende, prima allo scriptorium e poi al refettorio. Ancora in uno stato di lieve confusione per le immagini istoriate si reca alla cucina per calmarsi e bere dell’acqua. Ma lì, nella penombra, incontra la ragazza senza nome la quale lo seduce accendendolo di un amore irresistibile.
   La ragazza appare prima con una luce: "Perché mi avvidi subito che qualcuno stava nella cucina, presso al forno del pane: o almeno mi avvidi che in quell’angolo brillava un lume" (Nome, p. 245). Vedendo poi che non è solo nella cucina Adso spegne il suo lume, come lo fa anche la ragazza. Spenti i lumi i due giovani sono soli nella penombra della cucina. Avvicinatasi ad Adso la ragazza gli accarezza il viso, gesto che lo fa inebriare da un forte amore, e di colpo il giovane novizio identifica la ragazza con la sposa del Cantico de’ Cantici:

Cosa provai? Cosa vidi? ... In quell’istante si annullì in me il senso vigile della differenza. ... Di colpo la fanciulla mi apparve così come la vergine nera me bella di cui dice il Cantico. ... E "Come sei bella, mia amata, come sei bella," mi venne da mormorare, "la tua chioma è come un gregge di capre che scende dalle montagne di Galaad ..." (Nome, p. 248)(1)
Con questa identificazione tra la ragazza e Sullamita del Cantico la ragazza riceve una nuova serie di attributi i quali possono essere definiti a partire da come la Rosa di Saron è descritta nel Cantico(2), ciò che faremo nella sezione B più sotto.
   Anche la scena corrispondente delle Troiane comincia con l’apparizione di un lume, e più precisamente nel momento in cui Cassandra, nel secondo "atto" (Terza unità di tempo), esce da una tenda portando in mano una fiaccola e comincia a recitare la sua parte estatica e insieme confusa in vista del suo "matrimonio" (che sarà poi un concubinato) con Agamennone. Leggiamo nelle Troiane (con un’aggiunta esplicativa di Parmentier inserita nella sua traduzione):
Taltibio:  Ma che succede là dentro? Cos’è quella luce? Hanno acceso una fiaccola? Cosa si sono messe in testa, queste troiane? Vogliono incendiare le tende? ...
Ecuba:  No, nessun incendio, è solo mia figlia Cassandra: sta correndo qui come una pazza. (Troiane, 75)
[Cassandre entre en dansant, parée de ses insignes de prêtresse (branches de laurier, bandelettes de laine blanche, clef du temple); elle croit qu’elle célèbre son hyménée devant le santuaire d’Apollon et tient un flambeau. ("Les Troyennes", p. 41)]
Cassandra:  Su la fiaccola, qui: fai luce!
Ecco ecco: luce nel tempio!
Con la mia torcia onoro
questo luogo sacro.
Imeneo, Imeneo, dio delle nozze! (Troiane, p. 75)
B.  ANALISI COMPARATIVA
Qualità della sposa e dello sposo (B1) – Azioni nel corso delle scene (B2) – Definizione dell’elemento omologo NR-bis/TR 5 (C).

B1.  QUALITÀ DELLA SPOSA E DELLO SPOSO
Quando nel Cantico la sposa comincia una danza (vedi sotto) il coro dice: "Quam pulchri sunt gressus tui in calceamentis, filia principis!" (Canticum, 7:1). Sullamita è quindi una figlia di principe. Sappiamo anche che sposerà un re, Salomone stesso, ciò che viene evidenziato tra l’altro dal coro che esorta le figliuole di Gerusalemme (Sion) a uscire a vedere lo sposo che sta venendo: "Egredimini et videte, filiae Sion, / Regem Salomonem in diademate quo coronavit illum mater sua / In die desponsationis illius" (3:11). Bisogna pure aggiungere che nella Vulgata il Cantico porta il nome di "Canticum Canticorum Salomonis", anche se non è certo come interpretare il titolo (vedi in proposito per es. Wikipedia inglese, voce "Song of Songs").
   Per quanto riguarda lo stato di Cassandra sappiamo naturalmente che anche lei è figlia di un principe, cioè di Priamo stesso. E lo sposo di Cassandra è, come abbiamo già detto, Agamennone, re di Argo. Ascoltiamo le parole di Cassandra:
Evviva lo sposo! Evviva me!
Ad Argo mi sposerò con un re!
Imeneo, Imeneo, dio delle nozze! (Troiane, p. 75)
·  Le due donne sono figlie di principi e sposeranno ognuna un re.

B2.  AZIONI NEL CORSO DELLE SCENE
L’estasi (B2.1) – La danza (B2.2) – L’uso del fuoco come simbolo dell’amore (B2.3).

B2.1.  L’ESTASI
Nel "Summarium" del Cantico esposto nella Vulgata leggiamo che all’inizio la sposa cade in estasi: "Sponsa, sodalibus comitata, sponsum expectat, eoque adventante, uterque mutuum amorem declarat, adeo ut sponsa, extra se rapta, in exstasim incidat" (Canticum, Summarium: 1:1-2:7(3)).
   Prima di uscire dalla tenda Cassandra è già caduta in estasi. Ecuba replica a Taltibio (vedi più sopra) quando si osserva una luce lì dentro:
No, nessun incendio, è solo mia figlia Cassandra: sta correndo qui come una pazza. (Troiane, p. 75)
Più avanti, dopo i primi passi della danza della figlia, il coro, pensando evidentemente che l’estasi della giovane principessa possa aver brutte conseguenze, dice a Ecuba:
Mia regina, è fuori di sé, fermala: è capace di andare ballando fino all’accampamento dei Greci! (p. 77)
Più avanti ancora Cassandra ammette lei stessa di essere (stata) ispirata divinamente:
Sarò anche matta, ma adesso so quel che dico: niente deliri, almeno per un po’. (p. 79)
·  Ognuna delle due donne cade o è già caduta in estasi.

B2.2.  LA DANZA
Nel Cantico la sposa comincia a ballare. Leggiamo questo scambio di parole in cui la danza della sposa assomiglia a un "chorus castrorum", ossia "una danza a due schiere" (nella traduzione classica di Diodati, 6:13(4)):
(Chorus:)  Revertere, revertere, Sulamitis!
Revertere, revertere ut intueamur te.
(Sponsa:)  Quid videbis in Sulamite, nisi choros castrorum?
(Chorus:)  Quam pulchri sunt gressus tui in calceamentis, filia principis! (Canticum, 6:12-7:1)(5)
Per questa danza notiamo che non è una danza qualunque ma una forma di danza nuziale; cfr. per es. Svenskt bibliskt uppslagsverk, cit., voce "dans", dove si legge in traduzione italiana: "Di un particolare tipo di danza è la ’danza delle armi’ (più precisamente l’espressione significa in ebreo ’danza del campo’), di cui si fa menzione nel Cantico de’ Cantici, 7:1 (6:12 nella traduzione svedese) e che di solito è considerata come un esempio di danza nuziale."(6)
   Cassandra, poco dopo essere uscita dalla tenda, fa i primi passi di una danza nuziale e vuole che anche la madre, Ecuba, la segua:
Su le gambe, balla, canta!
Sì, sì, per Dioniso,
come ai bei tempi,
quando c’era papà!
Questa è una danza santa.
...
Balla, mamma cara, e ridi di gioia,
balla insieme a me,
segui i miei passi, uno qui, uno lì,
e poi una bella giravolta. (Troiane, pp. 75-77)
·  Eseguono una danza nuziale.

B2.3.  L’USO DEL FUOCO COME SIMBOLO DELL’AMORE
Verso la fine del Cantico la sposa dice così di se stessa e dell’amore ("dilectio"):
Pone me ut signaculum super cor tuum,
Ut signaculum super brachium tuum,
Quia fortis est ut mors dilectio,
...
Lampades eius lampades ignis atque flammarum. (Canticum, 8:6)
Sullamita usa quindi il fuoco come simbolo dell’amore.
   Già all’inizio della scena Cassandra porta una fiaccola in mano (vedi l’esordio della scena). Continua, sempre con la fiaccola in mano:
Mamma, tu non fai altro che piangere
per la morte del papà, per la nostra patria,
e allora tocca a me levare la fiaccola,
fare luce per il mio matrimonio,
questa luce è per te, dio delle nozze
per te, Ecate, signora dei morti,
è così che si fa
quando una ragazza si sposa. (Troiane, p. 75)
Del fuoco della fiaccola si sa che anche nei riti nuziali dell’antica Grecia esso simboleggiava l’amore. Vedi per es. "fiaccola accesa sostenuta dal dio Imeneo, emblema delle nozze" (Wikipedia italiana, voce "Nozze di Alessandro e Rossane"); "Torch. ... It has been used in initiation and fertility rites in many cultures and was the emblem, in Greek mythology, of Eros and Aphrodite, symbolizing the flame of love" (Cemetery Symbols Found in Forest Lawn Cemetery, Buffalo, NY, da Internet: vedi la bibliografia).

·  Le donne usano il fuoco come simbolo dell’amore.

C.  DEFINIZIONE DELL’ELEMENTO OMOLOGO NR-bis/TR 5
Terza unità di tempo. Una donna appare che all’inizio della scena porta un lume. È figlia di un principe e sposerà un re. Cade o è già caduta in estasi, esegue una danza nuziale ed usa il fuoco come simbole dell’amore.

Note

(1)  Per queste parole cfr. Vulgata: "Quam pulchra es, amica mea! quam pulchra es! / ... / Capilli tui sicut greges caprarum / Quae ascenderunt de monte Galaad" (Canticum, 4:1).

(2)  Bisogna aggiungere che il Cantico, a parte il suo contenuto sul piano letterario (interpretazione per litteram) è carico di simbolismo soprattutto religioso (interpretazione allegorica): nella tradizione ebraica la sposa può essere interpretata come Israele e lo sposo come Jahvè; nel cristianesimo la sposa rappresenta la Chiesa ("la vera Israele"), e lo sposo Cristo stesso. Il Cantico può anche avere un’interpretazione anagogica (il congiungimento dell’anima con Dio). (Svenskt bibliskt uppslagsverk, Stockholm 1962-63, voce "Höga Visan"). In quest’analisi si prescinde dalle interpretazioni religiose.

(3)  Il "Summarium" non c’è nella Nova Vulgata del 1979.

(4)  In questa traduzione il verso 6:13 corrisponde ai versi 6:12-7:1 della Vulgata.

(5)  Nella Nova Vulgata il testo si esprime con più chiarezza riguardo alla danza della sposa: "Convertere, convertere, Sulamitis; / convertere, convertere, ut intueamur te. / Quid aspicitis in Sulamitem, / cum saltat inter binos choros?" (Canticum, 7:1). Diodati traduce dall’ebraico: "Ritorna, ritorna, o Sullamita; ritorna, ritorna, ché noi ti miriamo. Che mirerete nella Sullamita? Come una danza a due schiere" (Cantico-Diodati, 6:13).

(6)  In svedese: "Ett särskilt slag av d. är den i Höga V. 7:1 (sv. öv. 6:12) omnämnda ’vapendansen’ (det hebr. uttrycket betyder eg. ’lägerdans’, vilken brukar räknas som exempel på bröllopsdans".

capitolo precedente   successivo

top