(II-2.2, II-2.2.1)    II-2.2.1.1

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II-2.2.  GLI ELEMENTI OMOLOGHI COMPLEMENTARI

Gli elementi omologhi complementari sono complessivamente 16 e distribuiti in due serie: quelli che si basano su confronti tra ciò che accade nelle Sette unità di tempo (II-2.2.1 qui sotto), e quelli definiti a partire da corrispondenze tra strutture topografiche ed architettoniche dei due Territori (II-2.2.2). C’è quindi una serie di elementi drammatici e un’altra di elementi topografici. Cominciamo con la prima serie.

II-2.2.1.  CIÒ CHE ACCADE NELLE SETTE UNITÀ DI TEMPO

Gli elementi drammatici

Gli elementi omologhi complementari di questa prima serie ammontano a otto, un numero relativamente basso rispetto a quelli definiti in base alle strutture NR e DC. Tale discrepanza numerica dipende sostanzialmente dal minor volume del testo del dramma greco: nella traduzione italiana di Susanetti le vicende delle Troiane si svolgono in sole 44 pagine (88 con il testo originale a fronte). Però, a bilanciare tale ristretto numero di elementi se ne definiranno in II-2.2.2 altri otto alzando così il numero di elementi omologhi NR-bis/TR fino a diciassette (1 + 16), cioè quasi al livello dei diciannove elementi della struttura omologa NR/DC.
   Gli elementi omologhi drammatici si susseguiranno in uno spazio temporale in cui i giorni del Nome della rosa corrisponderanno ad altrettante parti del dramma di Euripide come l’abbiamo diviso secondo la metodologia esposta in II-1.2, sez. 4. Al pari della struttura omologa NR/DC gli elementi della nuova struttura rispecchieranno anche, a modo loro, particolari delle strutture d’origine come singole parti o pezzi di un puzzle incompleto o sottoposto al "gioco deformante" come le immagini della stanza dello specchio nella biblioteca dell’Edificio.

II-2.2.1.1.  ELEMENTO OMOLOGO NR-bis/TR 2

L’esordio pacifico

A.  OGGETTO DELL’ANALISI
La prima scena da definire del Nome della rosa si svolge nelle prime pagine del primo capitolo del Primo giorno, cioè nella Prima unità di tempo. Comincia pacificamente con due viaggiatori che si avvicinano all’abbazia. Sono Guglielmo e Adso.

Era una bella mattina di fine novembre. Nella notte aveva nevicato un poco, ma il terreno era coperto di un velo fresco non più alto di tre dita. Al buio, subito dopo laudi, avevamo ascoltato la messa in un villaggio a valle. Poi ci eravamo messi in viaggio verso le montagne, allo spuntar del sole.
   Come ci inerpicavamo per il sentiero scosceso che si snodava intorno al monte, vidi l’abbazia. (Nome, p. 29)
La scena include il noto episodio di Brunello, il cavallo scappato dell’Abate, e si protrae fino alle conclusioni di Adso sulle capacità mentali del suo Maestro: "Così era il mio maestro ecc." (pp. 32-33). (Poi il filo del racconto continua e i due arrivano all’abbazia.)
   Anche la prima parte della corrispondente scena delle Troiane ha un’atmosfera calma e pacifica nonostante l’immagine della città distrutta sullo sfondo. Siamo nel prologo del dramma, ossia nella Prima unità di tempo. Il primo personaggio ad apparire è Poseidone:
Eccomi. Ho lasciato gli abissi dell’Egeo, i cori e le belle danze delle Nereidi: io sono Poseidone e questa è Troia. Le sue mura, le sue torri le avevamo costruite Apollo ed io: un lavoro perfetto. Da quella volta non ho mai smesso di amare la città dei Troiani. E ora, con il saccheggio dei Greci, è solo fumo e macerie. … Addio, mia città, un tempo eri prospera e felice! Addio belle torri! Se non fosse per la figlia di Zeus, per Atena, sareste ancora in piedi, salde sulle vostre fondamenta! (Troiane, p. 55)
Quando il dio sta per partire spunta all’improvviso la stessa Atena, e quest’incontro "potrebbe essere carico di tensioni e di pregressi rancori", come dice Susanetti nell’introduzione al dramma (Ecuba e le altre: lo spettacolo delle vittime) p. 6, perché (come si legge nell’esordio) Poseidone era uno dei costruttori della città, mentre la dea aveva aiutato i greci a distruggerla. Si stabilisce però subito un tono blando fra di loro:
Atena:  Posso parlarti? Ho messo da parte le vecchie ostilità. Tu sei un dio tanto potente, un dio importante, il parente più stretto di mio padre.
Poseidone:  Ma sì, grande Atena! Una chiaccherata in famiglia fa sempre piacere. (Troiane, p. 57)
La scena continua con l’accordo fra i due sul ritorno dei greci (vedi il punto B2 più sotto) e finisce quando scompaiono dalla scena.

B.  ANALISI COMPARATIVA
Il rappresentante della sapienza (B1) – La meraviglia (B2) – Definizione dell’elemento omologo NR-bis/TR 2 (C).

B1.  IL RAPPRESENTANTE DELLA SAPIENZA
Come abbiamo già potuto constatare nel confronto tra Guglielmo e Virgilio, il Maestro era un uomo con una reputazione di sapienza (I-2.2.1, punto B5). Ma vedi in ogni modo qualche opinione esplicita di Adso:

I francescani che avevo conosciuto in Italia e nella mia terra erano uomini semplici, sovente illetterati, e mi stupii con lui della sua sapienza. (Nome, p. 25)

Infatti avevo avuto modo di accorgermi che il mio maestro, in tutto e per tutto uomo di altissima virtù, indulgeva al vizio della vanità quando si trattava di dar prova del suo acume e, avendone già apprezzato le doti di sottile diplomatico, capii che voleva arrivare alla meta preceduto da una solida fama di uomo sapiente. (p. 31: Riflessione di Adso dopo l’episodio di Brunello del Primo giorno.)

Si confronti pure il giudizio dell’Abate dopo il lungo colloquio con il Maestro il Secondo giorno: "Datemi il bacio della pace, frate Guglielmo. Con un uomo del vostro sapere potremmo discutere a lungo su sottili questioni di teologia e di morale" (p. 159).
   Possiamo quindi affermare che Guglielmo è un buon rappresentante della sapienza.
   Come lo è anche la dea Atena, sul conto della quale si legge per es. nella Nuova Enciclopedia Universale Garzanti, voce "Atena": "personificazione della sapienza".

·  Uno dei due personaggi comparsi è in ambedue i casi un rappresentante della sapienza.

B2.  LA MERAVIGLIA
Nel corso della scena del Nome della rosa si assiste a un momento di meraviglia, quando cioè Guglielmo fa una serie di prodigiose affermazioni intorno al cavallo scappato dell’Abate, affermazioni che si rivelano tutte esatte e veritiere. E lo fa senza aver visto l’animale. Quelli dell’abbazia che stavano ricercando il cavallo e avevano incontrato Guglielmo e Adso sul sentiero che conduce al monastero, si affrettano, dopo l’incontro, a continuare la ricerca lungo il sentiero indicato dal Maestro. Ascoltiamo Adso:

Il cellario [il capo del gruppo dell’abbazia] ebbe un momento di esitazione [dopo aver parlato con Guglielmo], poi fece un segno ai suoi e si gettò giù per il sentiero di destra, mentre i nostri muli riprendevano a salire. Mentre stavo per interrogare Guglielmo, perché ero morso dalla curiosità, egli mi fece cenno di attendere: e infatti pochi minuti dopo udimmo grida di giubilo, e alla svolta del sentiero riapparvero monaci e famigli riportando il cavallo per il morso. Ci passarono di fianco continuando a guardarci alquanto sbalorditi e ci precedettero verso l’abbazia. (p. 31)
Ma non solo il cellario e gli uomini dell’abbazia erano meravigliati, lo era anche Adso, perché dopo che i monaci e i famigli se ne erano andati, egli porse una serie di domande al suo Maestro, dal quale ricevette altrettante risposte piene di mirabile acume e dottrina:
"E ora ditemi," alla fine non seppi trattenermi, "come avete fatto a sapere?"
   "Mio buon Adso," disse il maestro. "È tutto il viaggio che ti insegno a riconoscere le tracce con cui il mondo ci parla come un grande libro ecc." (ibid.)

"Sì," dissi, "ma il capo piccolo, le orecchie aguzze, gli occhi grandi..."
   "Non so se li abbia, ma certo i monaci lo credono fermamente. Diceva Isidoro di Siviglia che la bellezza di un cavallo esige ’ut sit exiguum caput et siccum prope pelle ossibus adhaerente, aures breves et argutae, oculi magni, nares patulae, erecta cervix, coma densa et cauda, ungularum soliditate fixa rotunditas’ ecc." (p. 32)

"Va bene," dissi, "ma perché Brunello?"
   "Che lo Spirito Santo ti dia più sale in zucca di quel che hai, figlio mio!" esclamò il maestro. "Quale altro nome gli avresti dato se persino il grande Buridano, che sta per diventare rettore a Parigi, dovendo parlare di un bel cavallo, non trovò nome più naturale?" (ibid.)

La meraviglia della scena delle Troiane si avverte soprattutto da parte di Poseidone (e dai noi lettori o spettatori) perché Atena, che prima era stata fautrice della distruzione di Troia, rivela, contro ogni aspettativa, di aver cambiato posizione in favore dei troiani. Ascoltiamo gli dei dopo le prime battute pacifiche:

Atena:  Sei disponibile [per una chiacchierata]. Bene, perché ho una proposta di comune interesse.
Poseidone:  Un nuovo ordine di Zeus o di un altro dio?
Atena:  No, la faccenda riguarda Troia. Ti vorrei mio alleato: sono venuta per questo.
Poseidone:  Ma senti senti. Hai smesso di odiare Troia? Adesso che è ridotta in cenere, vieni a piangerla? (Troiane, p. 57)
Lo stupore di Poseidone che si avverte nell’ultima battuta, non sembra diminuire nelle battute che seguono:
Atena:  Non divagare, Vuoi condividere il mio piano? Mi aiuti a realizzarlo?
Poseidone:  Va bene, ma prima voglio sapere che hai in mente: vieni per i Greci o per i Troiani?
Atena:  I Troiani prima erano miei nemici, ma adesso voglio farli contenti: voglio rovinare il ritorno all’esercito greco.
Poseidone:  Cosa sono questi scatti inconsulti? Prima sei in un modo, poi in un altro: ami e odi a caso e non hai mai una misura! (p. 59)
In questo scambio di battute si noti pure che la meraviglia da parte di Poseidone gli ha fatto porgere delle domande che spieghino quanto sta dicendo la dea – proprio come le affermazioni di Gugliemo avevano spinto Adso a chiederne spiegazioni.
   Prima di lasciare i compagni olimpici aggiungiamo che Poseidone si dimostrerà un fedele alleato della dea: si pensi per esempio al temporale nelle vicinanze dell’isola di Tenedo (non molto lontano dalla stessa Troia) in cui numerose navi greche naufragarono, per non parlare delle peripezie di Ulisse prima che potesse rivedere la sua Itaca. Il motivo del cambiamento di modo di Atena è che i "Greci hanno oltraggiato il tempio della dea: Aiace ha strappato dall’altare la supplice Cassandra e il resto dell’armata greca non si è preoccupato di sanzionare l’empietà" (Susanetti, op. cit., p. 7).

·  Nel corso delle scene si avverte un momento di meraviglia per quello che ha affermato il personaggio sapiente, una meraviglia tale da spingere l’altro a porgere delle domande.

C.  DEFINIZIONE DELL’ELEMENTO OMOLOGO NR-bis/TR 2
Nella Prima unità di tempo si assiste a una scena in vista del Territorio, nella quale si presentano due personaggi in un’atmosfera calma e pacifica. Uno dei personaggi è un rappresentante della sapienza. Nel corso della scena si avverte un momento di meraviglia per quello che ha affermato il personaggio sapiente, una meraviglia tale da spingere l’altro a porgere delle domande.

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