(I-2.2)    I-2.2.1

Cap. I-1.1   I-1.2   I-1.3   I-1.4   I-2.1   I-2.2.1   I-2.2.2   I-2.2.3   I-2.2.4   I-2.2.5.1   I-2.2.5.2   I-2.2.5.3   I-2.2.5.4
I-2.2.5.5   I-2.2.5.6   I-2.2.5.7   I-2.2.5.8   I-2.2.5.9   I-2.2.5.10   I-2.2.5.11   I-2.2.5.12   I-2.2.5.13   I-2.2.6   I-2.3   I-3
Indice   I parte   II parte   III parte   Digressioni   Tabelle   Piante   Elenchi   Bibliografia

I-2.2  GLI ELEMENTI OMOLOGHI COMPLEMENTARI

Gli elementi omologhi complementari sono complessivamente 18. L’ordine in cui vengono esposti è il seguente:

–  tre elementi chiave che riguardano rispettivamente:
   ·  il Maestro (I-2.2.1)
   ·  il Discepolo (I-2.2.2)
   ·  il Territorio fatale (I-2.2.3)
–  un elemento in cui si analizza quello che accadde prima dei Sette giorni (I-2.2.4);
–  13 elementi che trattano quello che successe durante i Sette giorni (I-2.2.5);
–  un elemento finale in cui si farà un’analisi di quello che accadde dopo i Sette giorni (I-2.2.6).

Per l’ordine scelto per esporre gli elementi con riferimento ai Sette giorni (prima, durante e dopo), sospettiamo che tale ordine sarebbe gradito almeno all’Abate il quale, ribadendo con degli esempi della Bibbia e del Mondo in generale l’importanza del numero "aureo", afferma tra l’altro: "tre le epoche della storia umana, prima, durante e dopo la legge" (Nome, p. 447).
   Cominciamo l’esposizione dei diciotto elementi sottoponendo il Maestro ad un esame particolare.

I-2.2.1.  ELEMENTO OMOLOGO NR/DC 2

La persona del maestro

A.  OGGETTO DELL’ANALISI
Oggetto dell’analisi sono i Maestri delle due strutture d’origine, ossia Guglielmo (Maestro NR) e Virgilio (Maestro DC).

B.  ANALISI COMPARATIVA
Descrizione fisica dei Maestri (B1) – Formazione intellettuale (B2) – Conoscenza dei cavalli (B3) – Esperienze particolari (B4) – La reputazione (B5) – Un gioco anagrammatico a partire dai loro nomi (B6) – Definizione dell’elemento omologo NR/DC 2 (C).

Prima d’intraprendere l’esame, ci pare bene avvisare che per gran parte dell’analisi della persona di Virgilio (vedi in particolare i punti B1-B4) siamo ricorsi alle cosiddette Vitae Vergilianae, l’interessantissima serie di descrizioni compendiose del mantovano in lingua latina. Fra queste Vitae abbiamo usato in primo luogo la Vita ampliata di Elio Donato (quarto secolo), cioè quella Vita che lui trascrisse da Suetonio e a cui aggiunse alcune notizie da altre fonti. Questa Vita porta comunemente il nome di Donatus auctus (vedi la bibliografia).

B1.  DESCRIZIONE FISICA DEI MAESTRI
Statura e salute (B1.1) – L’età (B1.2).

B1.1.  STATURA E SALUTE
Delle caratteristiche fisiche di Guglielmo riportiamo fra l’altro questi due elementi:

–  è alto di statura. Adso descrive il suo maestro in questo modo: "La sua statura superava quella di un uomo normale" (Nome, p. 23);

–  ha una salute che varia. Per la salute, ecco quello che Adso dice sulle sue energie mentali e corporali:

La sua energia pareva inesauribile, quando lo coglieva un eccesso di attività. Ma di tanto in tanto, quasi il suo spirito vitale partecipasse del gambero, recedeva in momenti di inerzia e lo vidi per ore stare sul giaciglio in cella, pronunciando a malapena qualche monosillaba, senza contrarre un solo muscolo del viso. (Nome, p. 24)
Per le corrispondenti qualità corporali della persona di Virgilio si rapporta che è alto di statura e ha una salute varia; cfr. quest’informazione del Donatus auctus: "Corpore et statura fuit grandi ... valetudine varia" (p. 28).

·  I due Maestri sono alti di statura e di salute varia.

B1.2.  L’ETÀ
Per l’età di Guglielmo Adso ci informa: "Poteva egli avere cinquanta primavere" (Nome, pp. 23-24), e dalla Storia sappiamo che Virgilio morì all’età di 51 anni (70-19 a.C.).

·  Sono di un’età intorno ai 50 anni.

B2.  FORMAZIONE INTELLETTUALE
Medicina, matematica, greco e latino (B2.1) – Filosofia (B2.2).

B2.1.  MEDICINA, MATEMATICA, GRECO E LATINO
Guglielmo ha una buona istruzione di medicina e di matematica. Per la medicina, vedi in particolare il dotto dialogo sulle piante medicinali che si svolge fra lui e Severino, l’erborista dell’abbazia (cap. "Primo giorno, verso nona"), e in cui il Maestro si rivela esperto delle cose medicinali, dicendo fra l’altro: "Ma basta un poco d’urtica ... o la roybra, o l’olieribus, e si è protetti contro le visioni" (Nome, p. 75); "una volta ebbi tra le mani il Theatrum Sanitatis di Ububchasym de Baldach... ... O Ellucasim Elimittar, come vuoi tu. Mi chiedo se se ne potrà trovare una copia qui" (ibid.); "E il De virtutibus herbarum del Platearius?" (ibid.).
   Per la matematica, cfr. per es. questi enunciati fatti da Guglielmo in diversi episodi del libro:

Le tavole astronomiche di Al Kuwarizmi, tradotte da Adelardo da Bath! Opera rarissima! (ibid., p. 177) Le conoscenze matematiche sono proposizioni costruite dal nostro intelletto in modo da funzionare sempre come vere, o perché sono innate o perché la matematica è stata inventata prima delle altre scienze. (p. 219) Solo nelle scienze matematiche, come dice Averroè, si identificano le cose note per noi e quelle note in modo assoluto. (ibid.)
Si può aggiungere che il dotto maestro di Adso sa perfino citare a memoria interi brani di libri matematici: "’Omnes enim causae effectuum naturalium dantur per lineas, angulos et figuras. Aliter enim impossibile est scire propter quid in illis,’ citò" (p. 221).
   Per le lingue si può constatare che sa molto bene sia il greco che il latino. È forse una banalità dirlo(1), ma è utile – come vedremo nel confronto con il maestro di Dante – aver riportato anche quest’elemento della sua istruzione. Per le sue conoscenze, quindi, delle due lingue si noti in particolare il momento in cui Adso e Guglielmo finalmente si trovano davanti al libro proibito di Aristotele nel finis Africae: "Guglielmo lesse le prime righe, prima in greco, poi traducendolo in latino e continuando poi in questa lingua, in modo che anch’io potei apprendere come iniziava il libro fatale" (ibid., p. 471).(2)
   Tra le corrispondenti qualità intellettuali di Virgilio si possono registrare le seguenti: aveva una buona istruzione di medicina e di matematica, ed era esperto di latino (sic) e di greco. Per questi lati della sua formazione intellettuale, cfr. quest’indicazione del Donatus auctus: "ubi [a Napoli] cum litteris et Graecis et Latinis vehementissimam operam dedisset, tandem omni cura omnique studio indulsit medicinae et mathematicis" (p. 27). Per la medicina, vedi del resto anche il brano citato nel punto B3 più sotto e in cui Virgilio appare come perito nell’arte veterinaria ("multos variosque morbos incidentes equis curavit").

·  I Maestri hanno una buona istruzione di medicina e di matematica; conoscono molto bene il latino e il greco.

B2.2.  FILOSOFIA
Guglielmo è amante della sapienza: è cioè un vero filosofo. La sua inclinazione per la filosofia si rivela numerose volte, sia nelle argomentazioni in generale che nelle discussioni filosofiche particolareggiate con Adso o altri. Basti ricordare il dialogo fra Guglielmo e il suo alunno sulle distinzioni filosofiche: "’Mio buon Adso,’ disse, ’cerchiamo di porre delle distinzioni, e distinguiamo pure nei termini delle scuole di Parigi’" (Nome, p. 200).
   Virgilio era pure amante della filosofia; cfr. ciò che intendeva fare gli ultimi anni della sua vita: "Anno vero LII, ut ultimam manum Aeneidi imponeret, statuit in Greciam et Asiam secedere triennioque continuo omnem operam limationi dare, ut reliqua vita tantum philosophiae vacaret" (Donatus auctus, p. 32). Può anche essere utile ricordare i frequenti ragionamenti filosofici tra Dante e Virgilio lungo tutto il cammino insieme nel mondo della Commedia; si prendano ad es. i canti XVII-XVIII del Purgatorio dove Virgilio espone a Dante i principi teorici dell’amore.

·  Hanno ambedue una particolare inclinazione per la filosofia.

B3.  CONOSCENZA DEI CAVALLI
A parte le sopraindicate qualità di tipo piuttosto intellettuale (B2), si può anche riportare questa particolarità dell’istruzione di Guglielmo: la sua profonda conoscenza dei cavalli. Che possieda di fatto tale qualità, lo dimostra quando, nell’episodio di Brunello del Primo giorno, cita a memoria un brano di 3 righe intere di Isodoro di Siviglia: "Diceva Isodoro di Siviglia che la bellezza di un cavallo esige ’ut sit exiguum caput et siccum prope pelle ossibus adhaerente ecc.’" (Nome, p. 32).
   Anche Virgilio era un buon conoscitore di cavalli, ciò che si capisce da questo brano del Donatus auctus: "se in urbem contulit statimque magistri stabuli equorum Augusti amicitiam nactus multos variosque morbos incidentes equis curavit" (p. 27).

·  I Maestri sono esperti di cavalli.

B4.  ESPERIENZE PARTICOLARI
Esperienza giuridica (B4.1) – Un prodigio "equino" (B4.2).

B4.1.  ESPERIENZA GIURIDICA
Esaminando la vita di Guglielmo da un punto di vista giuridico, non è difficile affermare che ha una certa esperienza processuale; cfr. quanto l’Abate è venuto a sapere sulla persona di Guglielmo (nell’episodio del primo incontro fra Guglielmo e Abbone, cap. "Primo giorno, terza"): "[a Guglielmo] disse che aveva ricevuto una lettera dall’Abate di Farfa che non solo gli parlava della missione affidata a Guglielmo dall’imperatore ... ma anche gli diceva che in Inghilterra e in Italia il mio maestro era stato inquisitore in alcuni processi" (Nome, p. 37). Virgilio aveva anche lui esperienza processuale giuridica, seppur più limitata di quella di Guglielmo. Donato racconta infatti che una volta egli discusse una causa giuridica: "egit et causam unam omnino nec amplius quam semel" (Donatus auctus, p. 29).(3)

·  I due Maestri hanno esperienza processuale giuridica.

B4.2.  UN PRODIGIO "EQUINO"
Alle esperienze prodigiose di Guglielmo appartiene naturalmente la predizione prodigiosa che fa intorno a Brunello, il cavallo dell’Abate (cap. "Primo giorno, prima"). Dell’episodio del cavallo (Brunello) ricordiamo il seguente brano:

"Quando lo [il cavallo] avete visto?" domandò il cellario. "Non l’abbiamo visto affatto, non è vero Adso?" disse Guglielmo ... "Ma se cercate Brunello, l’animale non può essere là dove io ho detto." Il cellario esitò. Guardò Guglielmo, poi il sentiero, e infine domandò; "Brunello? Come sapete?" "Suvvia," disse Guglielmo, "è evidente che state cercando Brunello, il cavallo preferito dall’Abate, il miglior galoppatore della vostra scuderia, nero di pelo, alto cinque piedi, dalla coda sontuosa, dallo zoccolo piccolo e rotondo ma dal galoppo assai regolare; capo minuto, orecchie sottili ma occhi grandi. È andato a destra, vi dico, e affrettatevi, in ogni caso." (Nome, p. 31)
E si ricordi pure che lui è arrivato a tale descrizione del cavallo mai visto prima esclusivamente per mezzo della logica: "’E ora ditemi,’ alla fine non seppi trattenermi, ’come avete fatto a sapere?’ – ’Mio buon Adso,’ disse il maestro. ’E tutto il viaggio che ti insegno a riconoscere le tracce con cui il mondo ci parla come un grande libro" (ibid.).(4)
   Per quanto riguarda il lato prodigioso della vita di Virgilio Donato ci racconta una bella predizione intorno a un cavallo che egli fece a Roma mentre era alle dipendenze di Cesare Augusto come esperto delle cose equine:
interea a Crotoniatis pullus equi mirae pulchritudinis Caesari missus dono fuit, qui omnium iudicio spem portendebat virtutis et celeritatis inmensae. hunc cum aspexisset Maro, magistro stabuli dixit, natum esse ex morbosa equa et nec viribus valiturum nec celeritate: idque verum fuisse inventum est. (Donatus auctus, p. 27)(5)
·  Hanno fatto ambedue una predizione prodigiosa su un cavallo.

Volendo classificare le predizioni secondo una terminologia recente potremo dire che la predizione di Guglielmo è una tipica meta-abduzione; quella di Virgilio va probabilmente classificata nello stesso modo, sebbene Donato non ci informi sui nessi logici che portarono Virgilio ad azzardare la sua ipotesi. Per la definizione (di Eco) della meta-abduzione, vedi per es. Il segno dei tre, pp. 245-246.

B5.  LA REPUTAZIONE
A parte di avere realmente una buona mente, Guglielmo ha anche reputazione di averla, di essere cioè un uomo sapiente; si noti come Adso commenti il primo incontro fra Guglielmo e l’Abate (cap. "Primo giorno, terza"): "Guglielmo gli spiegò succintamente e con distacco la via che aveva seguito, e l’Abate molto si rallegrò per il suo acume [intorno a Brunello]. Disse che non si sarebbe atteso di meno da un uomo che era stato preceduto da una fama di grande sagacia" (Nome, p. 37). Cfr. pure la riflessione di Adso, dopo l’episodio con Brunello ma prima ancora che entrino nell’abbazia: "Infatti avevo avuto modo di accorgermi che il mio maestro, in tutto e per tutto uomo di altissima virtù, indulgeva al vizio della vanità quando si trattava di dar prova del suo acume e, avendone già apprezzato le doti di sottile diplomatico, capii che voleva arrivare alla meta preceduto da una solida fama di uomo sapiente" (p. 31).
   È ben noto che Virgilio era considerato, soprattutto nel Medioevo, un gran sapiente; vediamo per es. quanto scrive Elio Paratore: "Nel Medioevo ... Virgilio fu considerato profeta del Cristianesimo; e a poco a poco ... il poeta fu considerato come il più sapiente e il più potente fra i negromanti dell’antichità" (Profilo della letteratura latina, Firenze 1970 (ristampa), p. 201). Ricordiamo del resto anche le disperate parole che Dante gli rivolge per invocare il suo aiuto contro la bramosa lupa della "selva selvaggia": "Vedi la bestia per cu’io mi volsi: / aiutami da lei, famoso saggio, / ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi" (Inf., I, 88-90).

·  I Maestri hanno reputazione di sapienza.

B6.  UN GIOCO ANAGRAMMATICO A PARTIRE DAI NOMI DEI MAESTRI
In quest’ultimo punto vedremo come si possano riconoscere i rispettivi nomi dei Maestri in forme imperfette degli stessi nomi; si tratta insomma di una sorta di gioco anagrammatico a partire da forme particolari dei loro nomi. Prima d’iniziare l’analisi bisogna segnalare che questo tipo di gioco anagrammatico, in seguito chiamato gioco dell’anagramma imperfetto, ricorre non solo per la coppia Guglielmo/Virgilio, lo vedremo pure usato per le coppie Adso/Dante (I-2.2.2, punto B4), Ubertino da Casale/Brunetto Latini (I-2.2.5.2, punto B5.6), Berengario/frate Alberigo (I-2.2.5.5, punto B4). Per il principio del gioco si rimanda alla digressione IV. Quindi:
   Una versione latina del nome di Guglielmo è GUILIELMUS.(6) Usando V per U, come spesso si fa quando si tratta di maiuscole latine, si ha: GVILIELMVS. Questa forma completa del nome consiste di 10 lettere. Ma lo stesso nome è anche riconoscibile in una forma imperfetta: GVILIE– –VS. Questa forma imperfetta contiene 8 lettere: G,L,S,V,V,E,I,I. Si può insomma dire che con queste 8 lettere è possibile costruire una configurazione di lettere (GVILIE– –VS) in cui si riconosce il nome di "GVILIELMVS", nome che a sua volta è una forma particolare latina (caso nominativo) del nome di Guglielmo. In altre parole: Guglielmo ha un nome che in una sua forma latina è riconoscibile in una configurazione particolare delle lettere G,L,S,V,V,E,I,I.
   Una versione latina (caso nominativo) del nome di Virgilio è VERGILIUS(7), ovvero VERGILIVS, se si sostituisce la maiuscola U con una V (come abbiamo fatto per il nome di GUILIELMUS). Quest’ultima forma di nome (contenente 9 lettere) è anche riconoscibile nella forma imperfetta VE–GILIVS, forma che contiene 8 lettere: G,L,S,V,V,E,I,I. Quindi, anche il nome di Virgilio, in una sua versione latina, può essere riconosciuto in una configurazione delle seguenti lettere: G,L,S,V,V,E,I,I.

·  Ognuno dei Maestri ha un nome che in una versione latina è riconoscibile in una configurazione delle lettere G,L,S,V,V,E,I,I (G,V,I,L,I,E,V,S oppure V,E,G,I,L,I,V,S).

Per evidenziare i passi del gioco riassumiamo i nomi latini e le relative lettere:

G,V,I,L,I,E,V,S

GVILIE– –VS

GVILIELMVS    (caso nominativo)

V,E,G,I,L,I,V,S
VE–GILIVS
VERGILIVS    (caso nominativo)

A questo punto bisogna fare un commento importante: è certamente da escludere che l’autore del romanzo abbia fatto un calcolo che sfociasse proprio nella serie definita delle otto lettere; sarebbe più adeguato interpretare il legame anagrammatico fra i due nomi in questo modo: l’autore ha scelto il nome di Guglielmo perché è atto a generare un gioco anagrammatico (imperfetto) con Virgilio (intentio auctoris); nell’analisi effettiva dei due nomi il gioco può essere precisato in molti modi, per es. nella formulazione della serie di lettere di sopra (intentio operis). (Questo commento vale in via di principio anche per gli altri giochi dello stesso tipo che incontreremo in seguito.)
Va del resto aggiunto che sarebbe possibile completare la serie definita con una nona lettera: la lettera "M". Infatti, usando anche la parte "Maro" del nome completo di Virgilio (Publius Vergilius Maro) si arriva a "VERGILIVS M" (dove la "M" indicherebbe "Maro"). In tal modo il confronto tra i nomi dei due maestri sarebbe: "GVILIE–MVS" contra "VE–GILIVS M". Così perverremmo a due cose vantaggiose: 1) avvicinamento alla forma perfetta del nome "GVILIELMVS"; 2) maggior precisione per quanto riguarda l’identità del portatore del nome di "VERGILIVS"; come si sa, esistono infatti anche altri Virgili, per es. Virgilio di Tolosa, il retore del VII secolo, menzionato nel Nome della rosa a p. 314.
   Però, allo scopo attuale, che è quello di trovare un metodo semplice ed armonico per identificare i nomi dei maestri, pensiamo sia sufficiente aver presentato la serie delle "sole" 8 lettere. Intendiamo dire che anche se la nona lettera potrà comportare i vantaggi riportati, si deve tuttavia ammettere che la coppia "GVILIE(L)MVS / VE(R)GILIVS M" manca per così dire di armonia, proprio per quell’isolata "M" a destra. Una considerazione, insomma, del tutto estetica.


C.  DEFINIZIONE DELL’ELEMENTO OMOLOGO NR/DC 2
Il Maestro è un uomo sui cinquant’anni, alto di statura e di salute cagionevole. Ha una buona istruzione matematica e di medicina, conosce molto bene il latino e il greco. Ha una mente filosofica ed è esperto di cavalli, ha esperienza processuale giuridica, ha fatto una predizione prodigiosa intorno a un cavallo ed ha reputazione di essere uomo sapiente.
   Il suo nome, in una forma latina, è riconoscibile in una configurazione di queste lettere: G,L,S,V,V,E,I,I.

Note

(1)  Per il greco si può tuttavia constatare che a quell’epoca, nell’Europa occidentale, la conoscenza di tale lingua non era tanto diffusa come lo sarebbe stata qualche secolo più tardi, dal 1453, con la caduta di Costantinopoli; vedi per es. Fogelmark, Bakgrunder till "Rosens namn" (in Bokvännen, 1986, vol. 41, pp. 179-187).

(2)  Non dobbiamo esitare a definire ottime le conoscenze del greco di Guglielmo, nonostante la sua affermazione in senso opposto dopo che ha tradotto il testo greco del foglio di Venanzio (il foglio fatale con i segni zodiacali): "Conosco il greco abbastanza approssimativamente" (Nome, p. 287); uno che traduce ad hoc, seppur a fatica, dal greco al latino, come lui fa avendo tra le mani la Commedia di Aristotele, deve certo avere conoscenze più che approssimative di ambedue le lingue.

(3)  Per questo passo si noti che Donato pare abbia voluto sottolineare in modo particolare lo strano fatto che l’esperienza di Virgilio in questo specifico campo di attività fosse limitata a una sola volta ("nec amplius quam semel"). Ci si può domandare il perché. Donato stesso sembra però aver pronta la risposta. Dopo il passo citato continua infatti: "sermone tardissimum eum ac paene indocto similem fuisse Milisius tradit" (ibid.). Un giudizio che forse potrà sorprendere qualcuno.

(4)  Per la struttura narrativa della scena di Brunello si sa che ha molto in comune con l’episodio del cavallo del re in Zadigou la destinée, histoire orientale di Voltaire. Per questo caso di intertestualità vedi fra molti altri per es. Lagoni Danstrup, op. cit., pp. 76-77, Marmo-Nome, pp. XIX-XXI.

(5)  Se a qualcuno pare di aver visto il tema del prodigio equestre anche in altri testi, non avrà torto. Nella terza novella delle Cento novelle antiche (Il Novellino) si racconta infatti un simile prodigio di cavallo, insieme del resto ad altri prodigi, i quali pure, in forma un po’ diversa, sono esposti nel Donatus auctus. Una fonte della novella del Novellino ("D’un savio greco, ch’uno Re teneva in pregione, come giudicò d’uno destriere") sono, tutto sommato, i prodigi di Virgilio. Va aggiunto che il tema del prodigio è probabilmente nato originariamente in Oriente; cfr. per es. nota 5 a p. 12 dell’edizione del Novellino riportata nella bibliografia.

(6)  Per la forma di "Guilielmus", cfr. per es. Brattö, Studi di antroponimia fiorentina, Göteborg 1953, p. 140. Si noti comunque che esistono naturalmente anche altre forme latine del nome di Guglielmo (William). Nell’opera citata di Brattö (stessa pagina) troviamo per es. forme quali "Guillielmus", "Guilielminus", "Guilihelmus", "Wilielmus", e così via. Però, senza aver fatto delle ricerche sistematiche sulle forme latine di "William", ci pare che proprio la forma "Guilielmus" sia fra le più comuni: ci riferiamo per es. a Pico della Mirandola (De hominis dignitate, in De hominis dignitate, Heptaplus, De ente et uno e scritti vari, Firenze 1942, p. 152), al dotto tedesco Francesco Buddeo (op. cit., p. 69), ecc.

(7)  Certo, una forma latina del nome di Virgilio è anche "Virgilius". Ma tale forma è postclassica, mentre "Vergilius" è la forma originaria, classica (cfr. per es. Lewis & Short, Oxford 1955 (ristampa)).

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