I-2.2.5.6

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I-2.2.5.6.  ELEMENTO OMOLOGO NR/DC 11

La discesa per entrare per la prima volta nella galleria sotterranea

A.  OGGETTO DELL’ANALISI
Due momenti di tempo in cui Discepolo e Maestro scendono per entrare per la prima volta nella Galleria sotterranea (definita in I-2.2.3, sezione C).
   Definizione delle discese:
   Dopo la cena del Secondo giorno, terminato l’ufficio della compieta, Adso e Guglielmo intendono provare ad entrare nell’Edificio attraverso l’ossario, ossia la Galleria sotteranea. Per fare ciò bisogna prima entrare nella galleria stessa, il cui percorso comincia all’altare della terza cappella a sinistra, dopo la navata laterale nord. Si recano alla cappella dove Guglielmo agisce sull’altare secondo le istruzioni del vecchio Alinardo. L’altare gira e si fa vedere un’apertura buia. Adso continua: "Illuminadola col mio lume levato, scorgemmo degli scalini umidi. Decidemmo di scenderli. ... Scendemmo una decina e più di scalini e penetrammo in un corridoio sui cui lati si aprivano delle nicchie orizzontali" (Nome, p. 166). Questa è la prima volta che entrano nella galleria. Il momento da definire è esattamente quello in cui Adso e Guglielmo scendono gli scalini.
   Per definire il momento corrispondente della Commedia ritorniamo a Lucifero e alla sua grotta. È infatti da un luogo proprio vicino a Lucifero che prende inizio la Galleria sotterranea DC. Ma prima di entrarvi Dante e Virgilio devono fare qualche azione di avvicinamento, e cioè: prima scendono - Dante avvinghiato al collo di Virgilio - sulle costole pelose di Dite fino al livello delle anche (centro del mondo), poi, fatto un giro del corpo (per adattarsi al nuovo emisfero), salgono un pezzo sulla costa del diavolo. Dante spiega:

di vello in vello [Virgilio] giù discese poscia / tra ’l folto pelo [di Lucifero] e le gelate croste [della roccia circostante]. / Quando noi fummo là dove la coscia / si volge, a punto in sul grosso dell’anche, / lo duca ... / volse la testa ov’elli avea le zanche, / e aggrappossi al pel com’uom che sale ... / "Attienti ben, ché per cotali scale" / disse ’l maestro ... / "conviensi dipartir da tanto male." / Poi uscì fuor per lo foro d’un sasso, / e puose me in su l’orlo a sedere / ... "Lèvati su" disse ’l maestro "in piede: / la via è lunga e ’l cammino è malvagio ..." / ... Lo duca e io per quel cammino ascoso [la galleria] / intrammo a ritornar nel chiaro mondo; (Inf., XXXIV, 74-134)
Il momento che ci interessa qui è quello che corrisponde a "giù discese poscia".
   Se a qualcuno forse sembra strano che abbiamo scelto di mettere a fuoco proprio la discesa e non l’entrare stesso nella galleria, la risposta è che se avessimo scelto l’entrata nella galleria, avremmo subito incontrato delle difficoltà temporali, in quanto tutta la scena del Nome della rosa (giro dell’altare, discesa, entrata nella galleria) si verifica in uno stesso spazio di tempo, mentre nella struttura DC la discesa ha luogo la sera del Secondo giorno ma l’entrata nella Galleria sotterranea la mattina del Terzo giorno, dopo il cambiamento di emisfero; cfr. in proposito il calendario della tabella III.

B.  ANALISI COMPARATIVA
Giorno e ora dei momenti (B1) – Caratteristiche di ciò lungo cui scendono (B2) – Quello che accade dopo la discesa (B3) – Definizione dell’elemento omologo NR/DC 11 (C).

B1.  GIORNO E ORA DEI MOMENTI
L’entrata nell’ossario avviene poco dopo la compieta del Secondo giorno (cap. "Secondo giorno, compieta"):

[dopo il rito della compieta] I monaci si abbassarono i cappucci sul viso e uscirono in lenta fila per recarsi alle loro celle. La chiesa rimase deserta ...
   "Orsù," disse Guglielmo. "Al lavoro."
   Ci appressammo alla terza cappella. (Nome, p. 165)
Nella terza cappella trovano l’altare. Su questo Guglielmo agisce introducendo le dita negli occhi di un teschio, l’altare si muove e si intravvede l’apertura. Dopo una breve discussione sulla necessità di richiudere il passaggio o no, decidono di entrarvi.
   Calcolando che l’ufficio della compieta – che doveva comprendere fra l’altro l’omelia di San Gregorio, il responsorio, tre salmi e un monito dal pulpito (Nome, p. 400) – non finiva certo prima delle 18.30, né dopo le 19.00, e che passavano forse 15-30 minuti dopo la fine del rito fino alla discesa nella galleria (Guglielmo ed Adso dovevano per es. aspettare che i monaci uscissero "in lenta fila" dalla chiesa), possiamo determinare la discesa stessa fra le 18.45 e 19.30.
   Il momento DC è facile da collocare sull’asse temporale. Quando Virgilio e Dante cominciano la discesa nel modo descritto sopra Vernon ci informa che "It is now nightfall of Easter Eve about 7.30 P.M" (Vernon-Inf., II, p. 642).

·  I due momenti hanno luogo tra le 18.45 e le 19.30 circa del Secondo giorno.

B2.  CARATTERISTICHE DI CIÒ LUNGO CUI SCENDONO
La discesa di Adso e Guglielmo avviene per una serie di scalini il cui numero era "una decina e più", come si legge nel testo: "Scendemmo una decina e più di scalini e penetrammo in un corridoio" (Nome, p. 166).
   Le costole di Lucifero (le "vellute coste") per le quali Virgilio e Dante scendono costituiscono per loro una scala. Ecco le parole in merito: "’Attienti ben, ché per cotali scale’ / disse ’l maestro ... / ’conviensi dipartir da tanto male’" (Inf., XXXIV, 82-84). Per sottolineare la funzione di scala delle costole di Dite si possono anche citare i seguenti versi: "e questi [Lucifero], che ne fe’ scala col pelo, / fitto è ancora sì come prim’era" (vv. 119-120).
   Volendo sapere anche il numero totale degli scalini, basta conteggiare le costole di Lucifero, che dovevano naturalmente essere di numero dodici, cioè "una decina e più". Per quanto riguarda tale numero si soggiunge che, anche se la testa di Lucifero era fornita di tre facce, non c’è niente che ci induca a sospettare che le sue costole deviassero dal numero normale del corpo umano.

·  Le rispettive discese avvengono per una scala con una decina e più di scalini.

Si potrebbe eventualmente aggiungere un altro elemento che caratterizza queste discese, il quale sarebbe che in relazione alle discese bisogna effettuare un movimento di rotazione. Infatti, prima di scendere, Adso e Guglielmo devono far girare l’altare della terza cappella: "Guglielmo ripeté a bassa voce le parole che aveva udito da Alinardo ... Introdusse le dita nelle occhiaie di quel volto scarnificato [d’un teschio scolpito], e subito udimmo come un cigolio roco. L’altare si mosse, girando su un pernio occulto, lasciando intravvedere una apertura buia (Nome, p. 165). Nel caso di Dante e Virgilio, non devono far girare una cosa materiale, ma invece eseguire loro stessi un giro; e a differenza di Adso e Guglielmo il giro si verifica alla fine della discesa: cfr. i versi già citati nella definizione del momento: "di vello in vello [Virgilio] giù discese poscia / ... / Quando noi fummo là dove la coscia / si volge, a punto in sul grosso dell’anche, / lo duca ... / volse la testa ov’elli avea le zanche, / e aggrappossi al pel com’uom che sale" (Inf., XXXIV, 74-80).

B3.  QUELLO CHE ACCADE DOPO LA DISCESA
Subito dopo la discesa per la scala umida Adso e Guglielmo entrano nell’ossario (la galleria). Alla vista di tante ossa morte Adso si turba assai: "Ma era la prima volta che penetravo in un ossario, e ne provai molta paura" (Nome, p. 166). Per le ossa precisiamo che in vista del confronto con il momento DC fa qui comodo considerarle come altrettante membra di un numero indeterminato di scheletri, ossia rappresentanti della Morte.
   Ma ci sono anche altre cose che lo sconvolgono: sono i topi della galleria. Adso racconta:

Lanciai un urlo, in quel luogo di morti, provando per un momento l’impressione che vi fosse qualcosa di vivo, uno squittio, e un rapido movimento nell’ombra.
   "Topi," mi rassicurò Guglielmo.
   "Cosa fanno i topi qui?"
   "Passano, come noi, perché l’ossario conduce all’Edificio, e quindi alla cucina. E ai buoni libri della biblioteca." (ibid.)
Analizzando un po’ questo dialogo si arriva alle seguenti conclusioni sui topi della galleria:

1)  il loro "rapido movimento" può in questo contesto essere identificato come una corrente di qualcosa di vivo;

2)  essendo il topo un roditore, non è erroneo dire che questa corrente, considerata come un insieme, è capace di rodere;

3)  volendo stabilire anche il percorso della "corrente roditrice" constatiamo che si protrae fino alla biblioteca dell’Edificio, cioè fino all’ultimo piano della Mole NR (definita in I-2.2.3, punto B1.1).

Vediamo ora quello a cui assistette Dante dopo la discesa per la scala pelosa: dopo aver terminato tutti i movimenti su Lucifero (giro del corpo e salita sulla sua coscia), Virgilio e Dante lo lasciano finalmente e Dante viene posto a sedere su una roccia dalla sua guida. Poi Dante guarda su: "Io levai li occhi, e credetti vedere / Lucifero com’io l’avea lasciato; / e vidili le gambe in su tenere; / e s’io divenni allora travagliato, / la gente grossa il pensi" (Inf., XXXIV, 88-92). Sapendo che il participio "travagliato" in questo contesto significa proprio "turbato" o "sconvolto" (vedi per es. Provenzal-Comm., p. 297) e che Lucifero – come abbiamo già constatato (I-2.2.3, punto B3) – è un autentico rappresentante della Morte, concludiamo che in questo momento Dante si turba davanti ad alcune membra di un rappresentante della Morte.
   Continuando il confronto ci domandiamo a quali altre cose accada a Dante di assistere. Dopo un dialogo con Virgilio (fra l’altro sulla natura del centro dell’abisso dove si trova Lucifero), il duca fa osservare a Dante che lì si sente il rumore di un piccolo fiume: "Luogo è là giù da Belzebù remoto / tanto quanto la tomba si distende, / che non per vista, ma per suono è noto / d’un ruscelletto che quivi discende / per la buca d’un sasso, che elli ha roso, / col corso ch’elli avvolge, e poco pende" (Inf., XXXIV, 127-132). E "Questo ruscelletto è il Letè ... che lava le colpe delle anime nel Paradiso terrestre" (Provenzal-Comm., p. 299). Sul conto del ruscelletto possiamo dire quanto segue: 1) usando la possibilità linguistica di far equivalere "acqua corrente" ad "acqua viva", è facile definire qui il piccolo fiume Lete come una corrente di qualcosa di vivo; 2) come è evidenziato dalla citazione, il Lete ha anche la facoltà di rodere ("per la buca d’un sasso, che elli ha roso"); 3) ritornando alle parole di Provenzal constatiamo che il percorso del Lete comincia nel Paradiso Terrestre di cui sappiamo che occupa l’ultimo piano del Monte Purgatorio, ovvero la Mole DC (vedi per es. pianta VI).

·  Dopo le discese i Discepoli si turbano davanti alla vista di membra appartenenti a uno o più rappresentanti della Morte; poi sentono il rumore di una corrente di qualcosa di vivo che è capace di rodere e il cui percorso si protrae fino all’ultimo piano della Mole.

C.  DEFINIZIONE DELL’ELEMENTO OMOLOGO NR/DC 11
Il Secondo giorno, tra le 18.45 e le 19.30 circa, il Discepolo e il Maestro scendono una scala con una decina e più di scalini per entrare per la prima volta nella Galleria sotterranea.
   Dopo la discesa il Discepolo si turba davanti alla vista di membra appartenenti a uno o più rappresentanti della Morte; poi sente il rumore di una corrente di qualcosa di vivo che è capace di rodere e il cui percorso si protrae fino all’ultimo piano della Mole.

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